Tesori
ritrovati a Centuripe, monete della Magna Grecia scampate ai saccheggi del
Dopoguerra, reperti provenienti da archeologi-mecenati e una silloge di falsi
d’autore. E’ questo il patrimonio di 400 tesori ritrovato dall’Università degli
studi etnea che sarà il nucleo del primo museo archeologico di Catania.
Non solo un museo ma anche una testimonianza di difesa
del patrimonio archeologico a rischio come evidenzia Edoardo Tortorici,
curatore dell’allestimento e docente di Topografia antica all’Ateneo di
Catania. <Tutto risale agli inizi del Novecento quando Paolo Orsi e Guido
Libertini tentarono di bloccare il traffico di reperti archeologici verso
l’estero – dice il professore Tortorici –. Erano gli anni in cui Centuripe
veniva sfregiata dagli scavi clandestini e i suoi tesori venduti a
collezionisti internazionali. Un mercato che Orsi e Libertini cercarono di
interrompere acquistando i reperti di particolare pregio che sono oggi il
nucleo della collezione del museo archeologico dell’Università>.
Per
salvare parte del patrimonio, ancora prima, alla fine dell’Ottocento, Orsi donò
una cassetta di reperti provenienti dagli scavi di Megara Hyblaea all’allora
rettore Schiapparelli come testimonia una corrispondenza tra i due studiosi che
è servita alla ricostruzione dell’allestimento. <Fa parte del museo anche
una parte della grande collezione di monete di monsignor Ventimiglia – aggiunge
il docente Tortorici – purtroppo distrutta dai saccheggi del passato. Un tesoro
di migliaia di monete antiche tra cui d’oro e d’argento che scomparve fino a
quando, negli anni ’50, Libertini divenne rettore di Catania e fece un
sopralluogo nei sottotetti di Palazzo dell’Università dove rinvenne due mobili
settecenteschi, con i cassetti aperti e decine di monete per terra. Ritrovò così
una parte della collezione Ventimiglia con preziosi numismatici di bronzo
dall’età greca a quella bizantina>.
Monete
che saranno esposte solo tra qualche mese nel nuovo museo per ragioni di
sicurezza, mentre sono già state allestite le vetrine con vasi, terrecotte e
altri preziosi reperti provenienti dalla Sicilia oltre che i due mobili
ritrovati da Libertini e fatti costruire da monsignor Ventimiglia per custodire
le sue monete antiche. Un patrimonio di grande valore di proprietà
dell’Università etnea che si è arricchito negli anni: dopo il 1953 gli eredi di
Libertini donarono la collezione del padre all’Ateneo e così altri mecenati.
Una parte di questi reperti dell’antichità venne esposta dall’Istituto di Archeologia
dell’Università in alcune bacheche lignee del Palazzo di piazza Università. Poi
la scuola accademica venne spostata in via Sangiuliano dove rimasero i reperti
con grandi proteste legate a ragioni di sicurezza che spinse la Soprintendenza
a far spostare i materiali nei locali di Castello Ursino prima e a casa
Vaccarini successivamente. <In questi ultimi anni – dice Tortorici – grazie
a un progetto Catania-Lecce, l’istituto di Archeologia, la biblioteca e la
facoltà si trovano insieme a Palazzo Ingrassia dove verrà inaugurato il
museo>. Un lavoro affiancato da un pregiato catalogo firmato dal Tortorici e
dalla sua èquipe di docenti e che verrà arricchito da Officine culturali con
visite e progetti seguiti con passione ed entusiasmo dagli esperti guidati da Ciccio Mannino.
Tra
le curiosità del nuovo museo vi è la sezione dedicata ai falsi. Per la prima
volta, infatti, viene data dignità a reperti che narrano un aspetto importante
dell’archeologia. <Molti pezzi di Centuripe venivano perfettamente
riprodotti da un’officina specializzata appartenente alla famiglia Biondi, un
restauratore che aveva lavorato al museo di villa Giulia e dunque di grande
esperienza e bravura – racconta Tortorici – tanto da aver venduto i suoi pezzi
anche ad esperti archeologi tra cui lo stesso Libertini e anche da Emanuele Rizzo.
Fu solo in seguito, tra denunce e prese di posizione, che questi pezzi vennero
riconosciuti come falsi. Ma addirittura Mussolini ne ebbe in dono uno da un
gerarca fascista e fu il duce a donarlo al museo di Napoli dove ancora oggi si
trova>. Molti di questi falsi, come spiega Tortorici, si trovano in alcuni
musei d’Europa e persino al Getty museum. Ed è per questo che nel museo di Catania
ne verranno esposti 80 in un settore ad hoc come esempio di storia della
museologia.
Tra le varie opere in mostra anche una pisside di Centuripe con la
raffigurazione di un’offerta di doni alla sposa che è stata esposta al Getty
museum nel 2013 ottenendo in 3 mesi oltre 300mila visitatori. <Sarà uno dei
nostri gioielli – dice il docente -. Questo museo rappresenta il primo museo
archeologico di Catania e narra la storia legata ai grandi collezionisti del
passato. Rappresenta il gusto e le scelte di appassionati alla ricerca del
bello. Un museo che, oggi, non si potrebbe più allestire>.
Isabella
di bartolo
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