Ad
Agrigento, il museo archeologico si fa piccolo per ospitare i bebè. E trasforma
i suoi reperti più preziosi in peluche. Così il possente Telamone, la statua
dell’Efebo e, ancora, i vasi greci e le lucerne diventano pupazzetti con cui
far giocare i visitatori da 0 a 2 anni.
Per
la prima volta in Italia, un museo dedicato all’archeologia apre le sue porte
anche ai neonati. E propone visite
speciali dedicate ai bimbi e ai loro genitori per far percepire sin dalla più
tenera età la magia della storia. <Un esperimento che ha ottenuto successi a
Oslo e in Canada – dice Gabriella Costantini, direttrice del museo Ruffo di
Agrigento, storica dell'arte e già soprintendente di Agrigento – e che abbiamo
voluto promuovere perché convinti che l'attività di didattica debba essere tra
i compiti principali di un museo. Per questo abbiamo sempre organizzato
manifestazioni coinvolgendo le scuole elementari, gli istituti superiori e le
università con progetti ad hoc per gli studenti. E adesso sarà la volta dei
neonati e dei bimbi fino ai 24 mesi>.
Il
progetto coinvolge due gruppi per diverse fasce d’età: i bimbi dai 3 ai 9 mesi
e quelli dai 9 mesi ai 2 anni, che potranno gattonare o fare i primi passi tra
le vetrine museali allestite ad hoc. <Le visite saranno dedicate ai bebè e
ai genitori – prosegue la direttrice del museo Ruffo – poiché il coinvolgimento
delle famiglie negli approcci culturali dei figli è una priorità formativa e
sociale. Saranno organizzate letture animate, attività motorie e
intrattenimento musicale all'interno di un'area del nostro museo usata per
mostre ed eventi culturali. Il museo è un luogo eccellente per creare rapporti
emotivi tra genitori, figli e le figure stesse che lavorano all’interno dei
percorsi museali, dunque archeologi, storici dell'arte ed esperti. Il progetto
nasce dalla consapevolezza che i neonati siano esseri culturali pensanti, come
dimostrano gl studi del settore. I bambini già a tre mesi hanno capacità
visive, riescono a distinguere i genitori, le voci, i colori. Riconoscono lo
sguardo e il profumo della mamma. Dunque, se un sin dalla prima infanzia un
essere vivente va al museo e comincia a percepire le ombre, gli oggetti, i
colori e i suoni legato ai percorsi tra i reperti antichi; e ancora, stringe
tra le mani un pupazzetto che richiama il Telamone di Agrigento o l’Efebo, e
poi continua a frequentare questo luogo di cultura anche all’asilo, sempre con
percorsi ad hoc, e ancora alle elementari e fino alle scuole superiori, è
chiaro che il ragazzo sentirà il museo familiare. Quasi fosse un pezzo della
sua casa>. Un pezzo della propria identità.
Questa
nuova concezione didattica, sperimentata con mamme e bebè al Louvre Lens e al
Toledo museum of art ma per i bimbi dai 9 mesi in su, è alla base del progetto
di Agrigento. Un lavoro finanziamento con i fondi del cosiddetto
sbigliettamento, ovvero il 30% degli incassi del museo stesso messi a
disposizione dal Comune di Agrigento, oggi commissariato, che ha sposato con
entusiasmo l’iniziativa costata meno di 3mila euro.
A ogni genitore
verrà consegnato un kit di oggetti per partecipare al tour sotto la guida di un
mediatore. <Ci avvaliamo di un esperto sociologo e di una operatrice del
settore, esperta di didattica – dice la direttrice Gabriella Costantini – e
metteremo a disposizione il nostro chiostro, il giardino e le sale espositive
dove i gruppi potranno muoversi con una guida speciale che offrirà anche spunti
per attività creative ispirate ai reperti del museo. I bimbi potranno giocare
con i pupazzetti e con i libri gommosi e di stoffa che stamperemo per
l’occasione>. Giocattoli dedicati ai tesori di Agrigento che serviranno
anche per le letture animate e le attività di stimolazione sensoriale e
motoria, accompagnate dalla con musica, che coinvolgeranno i bebè. <Sarà
bellissimo osservare le reazioni dei bambini – dice ancora Gabriella Costantini
– e anche quelle dei loro genitori. Il nostro museo custodisce un patrimonio
importante e rappresenta un simbolo dell’archeologia in Sicilia; il nostro
intento è stringere un legame con le altre strutture museali della città,
creare una rete per valorizzare nella sua interezza il sistema museale del
territorio. In questi anni, ho lavorato in Soprintendenza dedicando studi,
ricerche e restauri utili per mettere a sistema i beni culturali di Agrigento e
creare una rete di musei nei centri storici. Il museo, a partire da quello
archeologico, deve diventare un luogo vivo, aperto agli incontri culturali come
è anche la direttiva del governo nazionale e deve essere punto di partenza per un
polo museale e culturale del territorio>.
(articolo di Isabella
di bartol, riproduzione riservata)
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