venerdì 6 novembre 2015

Bebè al museo ad Agrigento



Ad Agrigento, il museo archeologico si fa piccolo per ospitare i bebè. E trasforma i suoi reperti più preziosi in peluche. Così il possente Telamone, la statua dell’Efebo e, ancora, i vasi greci e le lucerne diventano pupazzetti con cui far giocare i visitatori da 0 a 2 anni.
Per la prima volta in Italia, un museo dedicato all’archeologia apre le sue porte anche ai neonati.  E propone visite speciali dedicate ai bimbi e ai loro genitori per far percepire sin dalla più tenera età la magia della storia. <Un esperimento che ha ottenuto successi a Oslo e in Canada – dice Gabriella Costantini, direttrice del museo Ruffo di Agrigento, storica dell'arte e già soprintendente di Agrigento – e che abbiamo voluto promuovere perché convinti che l'attività di didattica debba essere tra i compiti principali di un museo. Per questo abbiamo sempre organizzato manifestazioni coinvolgendo le scuole elementari, gli istituti superiori e le università con progetti ad hoc per gli studenti. E adesso sarà la volta dei neonati e dei bimbi fino ai 24 mesi>.
Il progetto coinvolge due gruppi per diverse fasce d’età: i bimbi dai 3 ai 9 mesi e quelli dai 9 mesi ai 2 anni, che potranno gattonare o fare i primi passi tra le vetrine museali allestite ad hoc. <Le visite saranno dedicate ai bebè e ai genitori – prosegue la direttrice del museo Ruffo – poiché il coinvolgimento delle famiglie negli approcci culturali dei figli è una priorità formativa e sociale. Saranno organizzate letture animate, attività motorie e intrattenimento musicale all'interno di un'area del nostro museo usata per mostre ed eventi culturali. Il museo è un luogo eccellente per creare rapporti emotivi tra genitori, figli e le figure stesse che lavorano all’interno dei percorsi museali, dunque archeologi, storici dell'arte ed esperti. Il progetto nasce dalla consapevolezza che i neonati siano esseri culturali pensanti, come dimostrano gl studi del settore. I bambini già a tre mesi hanno capacità visive, riescono a distinguere i genitori, le voci, i colori. Riconoscono lo sguardo e il profumo della mamma. Dunque, se un sin dalla prima infanzia un essere vivente va al museo e comincia a percepire le ombre, gli oggetti, i colori e i suoni legato ai percorsi tra i reperti antichi; e ancora, stringe tra le mani un pupazzetto che richiama il Telamone di Agrigento o l’Efebo, e poi continua a frequentare questo luogo di cultura anche all’asilo, sempre con percorsi ad hoc, e ancora alle elementari e fino alle scuole superiori, è chiaro che il ragazzo sentirà il museo familiare. Quasi fosse un pezzo della sua casa>. Un pezzo della propria identità.
Questa nuova concezione didattica, sperimentata con mamme e bebè al Louvre Lens e al Toledo museum of art ma per i bimbi dai 9 mesi in su, è alla base del progetto di Agrigento. Un lavoro finanziamento con i fondi del cosiddetto sbigliettamento, ovvero il 30% degli incassi del museo stesso messi a disposizione dal Comune di Agrigento, oggi commissariato, che ha sposato con entusiasmo l’iniziativa costata meno di 3mila euro. 


A ogni genitore verrà consegnato un kit di oggetti per partecipare al tour sotto la guida di un mediatore. <Ci avvaliamo di un esperto sociologo e di una operatrice del settore, esperta di didattica – dice la direttrice Gabriella Costantini – e metteremo a disposizione il nostro chiostro, il giardino e le sale espositive dove i gruppi potranno muoversi con una guida speciale che offrirà anche spunti per attività creative ispirate ai reperti del museo. I bimbi potranno giocare con i pupazzetti e con i libri gommosi e di stoffa che stamperemo per l’occasione>. Giocattoli dedicati ai tesori di Agrigento che serviranno anche per le letture animate e le attività di stimolazione sensoriale e motoria, accompagnate dalla con musica, che coinvolgeranno i bebè. <Sarà bellissimo osservare le reazioni dei bambini – dice ancora Gabriella Costantini – e anche quelle dei loro genitori. Il nostro museo custodisce un patrimonio importante e rappresenta un simbolo dell’archeologia in Sicilia; il nostro intento è stringere un legame con le altre strutture museali della città, creare una rete per valorizzare nella sua interezza il sistema museale del territorio. In questi anni, ho lavorato in Soprintendenza dedicando studi, ricerche e restauri utili per mettere a sistema i beni culturali di Agrigento e creare una rete di musei nei centri storici. Il museo, a partire da quello archeologico, deve diventare un luogo vivo, aperto agli incontri culturali come è anche la direttiva del governo nazionale e deve essere punto di partenza per un polo museale e culturale del territorio>.
(articolo di Isabella di bartol, riproduzione riservata)  

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