Un’opera
di Antonello da Messina nascosta tra le meraviglie della Cattedrale. E un “pezzetto”
della Reggia di Caserta, della fontana di Trevi e persino di Versailles. Capolavori
firmati dai più grandi artisti che rendono ancor più ricco il patrimonio del Duomo
di Siracusa, vero museo nel cuore della città-museo di Archimede. Per
magnificare la chiesa che sorge sui resti del Tempio di Atena, di cui sono visibili
le maestose colonne doriche lungo piazza Minerva e all’interno dell’edificio,
vennero chiamati i più grandi architetti, pittori e scultori delle varie epoche
che resero il Duomo crocevia di secoli e arte.
Dal
maestro della Madonna del Piliere, dipinta nel Duecento e poi rimaneggiata nel
XIV secolo; al Quattrocento e al Michelangelo siciliano: Antonello Gagini. Lo
scultore figlio di un altro artista padre del Rinascimento siciliano, Domenico,
il quale scolpì la Madonna con il bambino lungo la navata sinistra del Duomo.
Di Antonello, invece, la Cattedrale custodisce la statua di Santa Lucia e
quella della Madonna delle neve nell’omonima cappella. E della bottega di un
altro grande scultore, Francesco Laurana, è anche la statua della Madonna lungo
la parete sinistra.
Nella
seconda metà del Quattrocento, tra le città del Siracusano lavorava Antonello
da Messina. "Le fonti storiche certificano la sua presenza a Noto e
Palazzolo – dice il critico d’arte Paolo Giansiracusa, direttore dell’Accademia
di belle arti di Siracusa e docente accademico -. Antonello lavorò a Noto per
realizzare il gonfalone della chiesa di Santo Spirito e qui, tra il 1471 e il
1472, si ammalò tanto da doversi comprare una mula per potersi spostare, come
si legge nelle testimonianze dell’epoca. Fu anche a Palazzolo per dipingere il
capolavoro esposto oggi al museo di Palazzo Bellomo: L’Annunciazione". E
certamente dovette recarsi a Siracusa, all’epoca una città protagonista di
grandi fermenti culturali. "Nella cappella del Santissimo Crocifisso, in
Cattedrale – aggiunge il docente – si trova un dipinto su tavola che raffigura
San Zosimo. Un’opera attribuita ad Antonello da Messina dai confronti con altri
suoi lavori e soprattutto con il polittico di San Gregorio che l’artista
dipinse nel 1473 e che è conservato al museo regionale di Messina. Lo stesso
sfondo dorato, la stessa iconografia, la stessa posizione del protagonista del
dipinto. San Zosimo e San Gregorio sono raffigurati secondo lo stesso schema
plastico e la identica concezione spaziale. E se sappiamo con certezza che San
Gregorio venne dipinto da Antonello da Messina, appare certo che San Zosimo fu
realizzato nella sua stessa bottega: se non dalla mano di Antonello,
sicuramente dai suoi allievi e collaboratori sotto la sua supervisione e
guida".
Il
dipinto di San Zosimo, come quello di San Gregorio, faceva parte di un
polittico: dunque era il terzo da sinistra di tre opere d’arte che dovevano
abbellire la cappella della Cattedrale prima del sisma del 1693 che la
distrusse in parte, danneggiando l’opera stessa di cui rimane solo una parte, la
raffigurazione di San Zosimo appunto.
"Di
scuola antonelliana è anche l’altra grande pala che fronteggia San Zosimo –
dice Giansiracusa – intitolata a San Marziano. Grande, dunque, fu l’interesse
della chiesa a rendere la Cattedrale un simbolo di arte. I vescovi chiamarono a
raccolta i più grandi artisti nel corso delle epoche che si succedettero.
Proseguendo nei secoli, alla fine del ‘500 Pietro Rizzo realizzò il simulacro
argenteo di Santa Lucia e poi, nel Seicento, qui lavorò l’architetto Giovanni
Vermexio per realizzare la cappella del Sacramento esaltata dalle pitture di
Agostino Scilla".
C’è
anche un “pezzo” della Reggia di Caserta dentro il Duomo siracusano: il
napoletano Luigi Vanvitelli realizzò nel Settecento un ciborio (un piccolo
tabernacolo) in legno dorato. E anche un’eco della Fontana di Trevi nel
paliotto marmoreo scolpito da Filippo della Valle, artista fiorentino che fu
tra gli scultori del celebre monumento romano. Il pavimento della cappella del Sacramento
venne disegnato da Ignazio Marabitti, come i due pannelli scultorei della
cappella di Santa Lucia e le statue del prospetto. Sull’altare maggiore della
chiesa la Natività di Maria attribuita a Charles Le Brun, famoso per i suoi
decori alla Reggia di Versailles.
"La
Cattedrale di Siracusa fu centro d’arte e di artisti – prosegue Paolo
Giansiracusa – grazie anche al mecenatismo perseguito dai vescovi. Fu la
chiesa, ancora una volta, a mostrare il suo interesse per la magnificenza
architettonica volendo fortemente per il prospetto del Duomo, danneggiato da
terremoto del 1693, il “Renzo Piano” dell’epoca: il trapanese Andrea Palma. Un
archistar che vinse il concorso indetto per ridare lustro all’edificio simbolo
della città sfregiato dal sisma". Il Duomo, oggi, racchiude il passaggio dei
secoli mostrandone i tratti artistici salienti. Ma la scoperta della sua
bellezza, dopo quasi 3 millenni di vita, è appena iniziata.
Isabella
di bartolo
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