sabato 20 gennaio 2018

"La Dea di Morgantina non si tocca"





Una petizione per salvare la Dea di Morgantina da Sgarbi. Aidone scende in campo a difesa del suo simbolo d’arte, custodito nel museo archeologico regionale, che l’assessore intende spostare a Roma prima e poi a Palermo per due mostre-evento. In cambio della Dea, Sgarbi intende portare ad Aidone una copia perfetta della scultura. Ma la cittadina ennese dice no e lo fa con un documento firmato a conclusione di una assemblea pubblica al cinema Herbita dove si sono riuniti esperti, operatori del settore turistico, rappresentanti delle associazioni, amministratori e residenti su invito delle associazioni Aidone centro d’arte, Giovani orizzonti e All’improvviso che costituiscono il comitato del Co.ri. festival.
Con Aidone, sostenuta da Archeoclub, anche Siciliantica regionale, il club Unesco di Enna e alcuni intellettuali. “La Dea non si tocca – si legge nel documento – Nel corso dell’incontro sono emerse molte priorità per migliorare e potenziare la valorizzazione e la promozione turistica di Morgantina e del museo di Aidone tra cui la necessità di migliorare le infrastrutture e i collegamenti col resto dell’Isola; l’urgenza di investire in interventi di tutela e valorizzazione del sito archeologico. Ancora, il potenziamento dei servizi offerti ai visitatori e una strategia di marketing seria oltre all’urgenza di attrarre investimenti privati e pubblici a sostegno dello sviluppo economico del territorio”. Aidone riaccende i riflettori sulla necessità di riprendere a livello regionale il percorso di istituzione del parco archeologico di Morgantina, come prevede la legge, utile per l’autogestione del sito e del museo su esempio di Agrigento e Selinunte.
Le tre associazioni che compongono il Co.Ri. propongono azioni concrete e chiamano a raccolta istituzioni e siciliani. Il primo a raccogliere l’appello è il critico d’arte Paolo Giansiracusa: “Non è la prima volta che nel Mezzogiorno, e in particolare in Sicilia, si senta parlare di spostamenti temporanei di opere d’arte per strategie di esclusivo tornaconto politico, senza alcuna giustificazione culturale ma con pretestuose finalità pseudo-promozionali.E’ accaduto ai dipinti siciliani del Caravaggio portati in ogni dove, per fiere e mercati, noncuranti delle precarie condizioni strutturali delle tele e totalmente indifferenti nei confronti delle realtà sociali di appartenenza, lasciate prive delle loro più importanti emergenze artistiche. E’ accaduto ai dipinti di Antonello da Messina che neanche la disposizione del governo regionale sull’inamovibilità è riuscita a bloccare, ciò a causa del cavillo sulla possibilità di circuitazione nell’ambito isolano. Stavolta c’è però una nuova coscienza civile e un rinnovato senso di appartenenza ai territori, c’è nell’aria una nuova stagione di rispetto e valorizzazione per i segni della storia e della cultura artistica”.
La “Dea inamovile” di Morgantina diventa un simbolo di difesa del territorio e ottiene il sostegno di Malcom Bell, archeologo americano a cui è legata la ricerca nell’area archeologica di Morgantina, che ha dichiarato di schierarsi a fianco dei cittadini di Aidone.
E così anche il Club per l’Unesco di Enna impegnato da tanti anni a promuovere , anche a livello internazionale, il patrimonio culturale dell’entroterra ennese esprime “grande preoccupazione e profondo dissenso verso l‘incredibile e inaudita intenzione del dott. Vittorio Sgarbi di spostare la Dea di Morgantina per un tour le cui motivazioni, oltre che per la delicatezza della statua,i problemi tecnici ed i costi enormi di un trasferimento, riescono incomprensibili e inaccettabili sotto ogni punto di vista”. Il presidente del club, Marcella Tuttobene Virardi, invita Sgarbi a un dibattito pubblico.
Anche SiciliAntica regionale si scaglia contro Sgarbi. “Un’operazione tanto dispendiosa quanto assurda e certamente dannosa per il pregevole manufatto – dice il presidente Simona Modeo -, in generale, per tutte le opere d’arte siciliane che dovrebbero invece essere valorizzate nel territorio da cui provengono, realizzando eventi e iniziative che possano attirare i turisti, spingendoli a venire  nella nostra straordinaria Isola per conoscerle e ammirarle. Dobbiamo "portare" i turisti in Sicilia, non "esportare" i nostri tesori. Pertanto chiediamo ufficialmente al presidente della Regione di opporsi con forza a tale assurda proposta, anche in considerazione del fatto che nel 2016 aveva definito "priva di senso" un'analoga dichiarazione rilasciata dalloallora assessore Carlo Vermiglio”.

DI seguito il parere negativo sulla proposta di trasferire da Aidone la statua di culto di una dea da parte di Malcom Bell.
Nel marzo 2011 il capolavoro è tornato in Italia dall'America. Per quanto riguarda il suo viaggio dalla California, tre motivi rilevanti hanno determinato che l'opera non abbia fatto sosta né a Roma né a Palermo, ma che sia stata trasportata direttamente al Museo Regionale di Aidone.

1) Soltanto in Aidone la statua poteva ricongiungersi con il contesto storico-culturale dal quale fu strappata negli anni '80 del secolo scorso. In Aidone la dea fu riunita con lo straordinario gruppo di immagini divine del santuario di Cda. S. Francesco Bisconti a Morgantina-- un gruppo sul quale la grande dea sembra in effetti avesse presieduto. Oltre alle terracotte e vasi votivi recuperati dalle autorità, la statua è esposta insieme agli acroliti arcaici di Demetra e Kore, anch'essi notevoli opere di scultura greca rimpatriate dall'America; ed ora è arrivata dalla California anche la straordinaria testa di Ades, sposo di Kore nel suo ruolo di regina degli inferi. Si tratta ormai della più ricca e varia collezione di opere sacre greche in Sicilia, una vera famiglia di figure fra cui spicca la grande statua della dea, caratterizzata dalla estrema abilità con cui lo scultore ha realizzato le ricchissime vesti della dea. Come molte grandi opere, la dea ci sfida ancora a recuperare la sua vera storia -- compito realizzabile solo a Morgantina.

2) Benchè testa e estremità siano di marmo, il resto della statua è di calcare, pietra fragile e "tenera" per definizione, friabile e di facile rottura. La statua, che pesa ben 466 kg, consiste nel montaggio di tre grandi frammenti incastrati uno sull'altro da perni di acciaio, separati da sottili strati di polpa di cellulosa. Il difficile lavoro di smontare i pesanti rocchi di calcare e poi di rimontarli creerebbe notevoli rischi di danno alle pieghe delle vesti, delicate e ornate come sono. Inoltre ci sarebbero rischi ulteriori per la pietra tenera durante il trasporto. La statua arrivò direttamente in Aidone proprio per evitare possibili danni creati da molteplici montaggi.

3) L'esposizione della statua nel Museo Regionale di Aidone è stata pensata con la cura dovuta, sia dal già direttore Arch. Enrico Caruso (al quale è dovuta la bella sala, creata appositamente per la statua), sia dai restauratori esperti del J. Paul Getty Museum di Malibu. La base antisismica della statua pesa 100 kg. ed è calibrata specificamente per le coordinate di Aidone. Donazione del J. Paul Getty Museum al Museo Regionale di Aidone, la base è ancorata con bulloni al pavimento di cemento della sala.

Allo scrivente è evidente per i sopra descritti motivi che non sia consigliabile il trasferimento della statua della dea a Palermo o a Roma. Il fatto inoltre che la statua sia l'opera principale del Museo Regionale di Aidone, il capolavoro che attira la gente al Museo ed al paese, sia dalla Sicilia che dall'estero, dovrebbe garantirne la permanenza nel suo luogo di origine.

Per aumentare il numero di visitatori al Museo Regionale di Aidone si suggerisce: 1) l'adozione di un'efficace campagna pubblicitaria, e 2) il miglioramento della viabilità nell'Aidonese, sia dalla direzione di Catania che da Piazza Armerina.
Malcolm Bell
Direttore, Missione Americana di Morgantina
Professor Emeritus
University of Virginia



martedì 9 gennaio 2018

Paola Pelagatti a Siracusa, incontro al museo Orsi per la presentazione del libro "Da Camarina a Caucana"

 Sarà Paola Pelagatti, l'archeologa a cui è legata la scoperta di numerose meraviglie in Sicilia e lo studio appassionato dell'Isola del passato, a presenziare l'incontro di mercoledì 10 gennaio al museo "Paolo Orsi" di Siracusa alle 17.
Un incontro a cui prenderanno parte anche l'assessore regionale ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, il soprintendente emerito di Siracusa, Giuseppe Voza, che è anche il direttore emerito del museo Orsi, l'archeologo Giovanni Di Stefano e i rappresentanti istituzionali. 


Durante l'incontro si illustrerà il libro di Paolo Pelagatti "Da Camarina a Caucana":  una raccolta di scritti su scavi e ricerche a Camarina, Santa Croce Camerina-Punta Secca, nelle necropoli sicule di Castiglione e Monte Casasia dell'entroterra e in altri siti del ragusano, consiste in una riedizione di contributi pubblicati in numerose sedi, dal Bollettino d'Arte del Ministero dei Beni Culturali, all'Istituto Italiano di Numismatica, a Kokalos (Istituto di Storia Antica, Università di Palermo), all'Archivio Storico Siracusano, e ad altre riviste, nell'arco degli anni della permanenza dell'Autrice a Siracusa, nella Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale. La riedizione è arricchita da testi inediti, integrazioni e appendici frutto di nuovi dati e della continua attività di ricerca.

PAOLA PELAGATTI. Allieva di Luciano Laurenzi all'Università di Bologna, ha lavorato per sette anni alla Scuola Archeologica Italiana di Atene, partecipando agli scavi nel palazzo minoico di Festòs. È stata Soprintendente alle Antichità della Sicilia orientale (Siracusa), del Piemonte (Torino) e dell'Etruria Meridionale (Roma, Museo di Villa Giulia). Ha condotto importanti scavi nella Sicilia Orientale, in particolare a Siracusa, Camarina, Naxos, Taormina, Akrai, Mendolito di Adrano, Mineo-Paliké, contribuendo in modo determinante alla conoscenza dell'urbanistica delle città siceliote e in molti casi ponendo le basi per la tutela degli antichi abitati. Sono fondamentali i suoi studi sulla ceramica greca arcaica, con particolare riguardo alla produzione e diffusione dei vasi laconici, al commercio e al riutilizzo nelle necropoli delle anfore da trasporto greche arcaiche, alla classificazione delle antefisse fittili. Nel decennio 1985-‘95 ha promosso iniziative e convegni per il contrasto agli scavi clandestini e per il rientro di importanti ceramiche greche trafugate dall'Italia.
Professore di Archeologia all'Università della Calabria e all'Università della Tuscia. Membro del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali, Comitato Beni Archeologici (1987-1996). Cittadina onoraria di Ragusa e di Giardini Naxos. Honorary Fellow della British School di Roma, Socia onoraria della Società di Storia Patria di Siracusa, Socia nazionale della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, dell'Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, Corrispondente del Deutsches Archäologisches Institut di Roma, Socia nazionale dell'Accademia dei Lincei.

Belice, a 50 anni dal sisma una mostra-evento a Palermo

Nuova, i bozzetti dei monumenti e le opere degli artisti che, raccogliendo l’appello del sindaco Ludovico Corrao, parteciparono al tentativo di ricostruzione di quel territorio e del suo paesaggio distrutto dal sisma nel segno dell’arte e della land art.

50° TERREMOTO BELICE: in mostra dal 28 gennaio a Palermo il racconto “plurale” della tragedia
per ripercorrere il dramma del sisma e l’utopica rinascita di Gibellina

In occasione dei 50 anni del terremoto del Belìce - anniversario che domenica 14 gennaio vedrà l’omaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sui luoghi del terribile cataclisma - la Fondazione Sant’Elia ospita a Palermo la mostra 1968/2018 PAUSA SISMICA. Cinquant’anni dal terremoto del Belìce. Vicende e visioni”, (28 gennaio - 13 marzo). Inaugurazione il 27 gennaio.



Il progetto espositivo - curato dalla Fondazione Orestiadi e coprodotto dalla Fondazione Sant’Elia, in collaborazione con il Comune di Gibellina - va avanti per sezioni ed è articolato secondo la pluralità di linguaggio che è propria dell’arte: pittura, scultura, teatro, foto, video, poesia, musica, architettura e installazioni contemporanee. Si parte dalla cronaca: la notte del terremoto, tra il 14 e il 15 gennaio 1968, e gli scatti dei fotografi - Brai, Giaramidaro, Minnella, Scafidi - che l’indomani si precipitarono nella valle tra Palermo e Trapani; i primi video delle Teche RAI, gli scatti di Letizia Battaglia nella baraccopoli. Quindi la sezione Arte, con opere, fra i tanti, di Guttuso, Schifano, Rotella, Scialoja; bozzetti di sculture e frammenti di scenografie di Pomodoro, Paladino, Consagra, Isgrò per le Orestiadi; il progetto urbanistico per Gibellina Nuova, il Cretto di Burri, i versi dei poeti, la musica, l’archivio orale e molto altro ancora.

Palma di Montechiaro, in mostra i reperti ritrovati nella terra del Gattopardo



La Soprintendenza di Agrigento, in collaborazione con il Comune di Palma di Montechiaro, ha organizzato una mostra di reperti archeologici provenienti da sequestri recuperati dalle Forze dell’Ordine, dal titolo  Il Patrimonio ritrovato. Percorsi di legalità nella Terra del Gattopardo” che sarà inaugurata giorno 11 gennaio 2018 alle ore 11.00 presso Palazzo Ducale di Palma di Montechiaro.



L’idea di organizzare una mostra con opere oggetto di sequestri e d’intercettazione del mercato antiquario, non trae spunto solo dal pur inderogabile dovere della divulgazione, condivisione e valorizzazione, ma trova il suo punto di forza soprattutto nella scelta del luogo di allestimento, Palma di Montechiaro, che assume il grande valore aggiunto di un luogo simbolo alla lotta per la legalità. La intesa
 fra le Istituzioni Culturali e le Forze dell’Ordine ha dato negli ultimi decenni importanti risultati, non solo con il recupero dei reperti, ma anche con la loro valorizzazione, restituendoli alla collettività, attraverso mostre e altre iniziative che hanno visto anche il coinvolgimento diretto del mondo della Scuola. 
Il percorso espositivo è arricchito di approfondimenti tematici: archeologico, legislazione dei Beni Culturali e storico-artistico,  in un viaggio virtuale attraverso gli straordinari monumenti di Palma di Montechiaro, prepotentemente intrecciati a vivissimi echi letterari.