martedì 14 giugno 2016

Morgantina, la scala nell'area archeologica è abusiva. O no?




Non c'è pace per Morgantina. Non bastava la delusione per il mancato rientro della Testa di Ade nella città per la quale venne magnificamente creata insieme con altri tesori e che da qualche giorno è in mostra a Lampedusa, dove resterà fino a ottobre. Adesso la nuova querelle nel segno della storia riguarda la scala "della vergogna". Così infatti la taskforce di residenti e associazioni culturali ha definito la scalinata di ferro che da qualche mese campeggia nel cuore dell'area archeologica. Una struttura costruita nell’agorà di Morgantina con tutte le autorizzazioni del caso da parte della Regione siciliana, sfruttando i fondi europei. Ma i residenti hanno da subito detto no e si sono uniti nel gruppo “Noi Aidone” lanciando una raccolta di firme giunta a quota 1023. Tutti d’accordo nel definire la scala in ferro una "bruttura inutile".  
Getta acqua sul fuoco la direttrice del museo archeologico di Aidone e del parco di Morgantina. “Nessun danno alle antiche strutture – dice la direttrice Laura Maniscaco – Comunque cercheremo di mimetizzare la scala ridipingedola con il sistema della cromatura irregolare non appena avremo i fondi necessari. E stiamo lavorando a un nuovo progetto di riqualificazione del verde di Morgantina con interventi a basso impatto e soluzioni tecniche meno invasive”.
Ma non è finita qui. Sì perchè dopo le segnalazioni di residenti e intellettuali, la Soprintendenza ai Beni culturali di Enna ha avviato le verifiche del caso giudicando l'opera come abusiva. Con un atto a firma del soprintendente Salvatore Gueli, infatti, si chiede la rimozione del manufatto in ferro al dipartimento regionale dei Beni culturali.  E qui ecco un nuovo inghippo: il dipartimento dice che la scala non si tocca perchè è in regola. 
E allora? La scala è abusiva oppure no? E soprattutto, che utilità ha questa struttura pagata con fondi pubblici per valorizzare l'area archeologica di Morgantina?  

Sulla vicenda interviene Serena Raffiotta, archeologa e guida turistica che ha contribuito al riconoscimento della testa di Ade al Getty museum e, dunque, al suo rientro in Italia.
La recente dichiarazione, su Facebook, della Direttrice del Museo di Aidone ("La scala è stata dichiarata in regola dal Dipartimento dei Beni Culturali che in Sicilia è la struttura da cui dipendono Musei e Soprintendenze e pertanto non è prevista una sua demolizione") mi lascia molto perplessa. Sembrerebbe lasciare intendere che a Palermo sia stata ufficialmente annullata l'ordinanza di remissione in pristino emessa il 28 gennaio scorso dal Soprintendente Gueli, ordinanza nella quale la scala era stata giudicata non solo abusiva ma anche incompatibile rispetto al contesto paesaggistico in cui è inserita. 
Non capisco come sia mai possibile che le valutazioni fatte dal Soprintendente sulla base non solo di un'attenta verifica dei documenti del progetto ma anche di un sopralluogo congiunto del 22 Gennaio scorso insieme ai Dirigenti responsabili dei Servizi Archeologico e Paesaggistico della Soprintendenza di Enna, evidentemente coinvolti per esprimere dei pareri tecnici, adesso siano state rigettate dal Dipartimento Beni Culturali.
Nè mi spiego com'è possibile che la scala sia stata aperta al pubblico nel bel mezzo di una polemica, nonostante un'ordinanza di remissione in pristino e un'interpellanza urgente presentata all'ARS, ancora in attesa di risposta dallo scorso Aprile. Mi chiedo come sia stato possibile collaudarla e aprirla al pubblico, dal momento che i lavori erano stati sospesi a Gennaio. 
Tra l'altro, i recenti interventi di diserbo hanno permesso il ripristino dei percorsi di visita del sito, da mesi vergognosamente cancellati dall'erba, tra cui un ampio bel sentiero panoramico realizzato una decina di anni fa, e all'epoca dotato anche di apposita segnaletica, che dal cosiddetto 'prytaneion' (sul lato est dell'agorà), svoltando a destra e costeggiando superiormente il granaio, conduce alla sommità della collina est, direttamente alla casa di Ganimede. Il sentiero è ben appoggiato, non ripido e in buone condizioni, sicuro per i visitatori, nonostante l'abbandono per anni. 
Percorrere quel sentiero panoramico che arriva alla casa di Ganimede, e che conduce allo stesso identico punto di arrivo della scala, oggi fa rendere ancora di più conto di quanto quell'opera - oltre che brutta e abusiva - sia del tutto INUTILE, priva di LOGICA e mancante di RISPETTO per quelle antiche pietre e per quel bellissimo paesaggio.
Che la scala fosse la sola e più comoda via per rendere fruibile la sommità della collina est adesso non si può più dire, perchè il vecchio sentiero, da poco ripulito, dimostra tutto il contrario. Così come inutile, anzi di grosso impedimento, risulta essere una tutt'altro che esile rampa di ferro appoggiata sul primo tratto della stradella antica lastricata che dall'agorà sale sulla collina.
Nè si comprende come mai attualmente la gente possa nuovamente continuare a passeggiare dentro la 'casa del saluto', calpestando quegli stessi pavimenti che pochi mesi fa si erano dichiarati molto delicati, stressati dal continuo passaggio dei visitatori, motivo per cui secondo i responsabili sarebbe stata anche progettata la scala.

mercoledì 8 giugno 2016

Archeologia e legalità: appello alla politica e ai cittadini



Un confronto aperto con la città su una tematica attuale qual è quella della lotta all’illegalità nel settore dei beni archeologici. Il salone conferenze del museo archeologico regionale “Paolo Orsi” ha fatto da cornice a un incontro promosso dall’Associazione Amici dell’Inda e dalla Società siracusana di Storia patria in collaborazione con il museo Orsi e la Soprintendenza di Siracusa. 

L’occasione è stato il rientro della Testa di Ade in Sicilia che è divenuto spunto di riflessione sul valore del patrimonio archeologia, sulla sua difesa e sul ruolo svolto in tale contesto dalla società e dalla politica. E proprio alla cittadinanza e alla pubblica amministrazione è stato rivolto l’appello conclusivo del momento di confronto da parte del procuratore capo della Repubblica di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, che ha parlato di legalità in un campo nevralgico qual è quello culturale citando i fondamenti dell’articolo 9 della Costituzione e l’esigenza di tutela con il coinvolgimento di tutti i componenti della società, ognuno secondo le proprie competenze. “E’ fondamentale dare un indirizzo politico alle azioni da mettere in campo per la tutela del patrimonio culturale che dev’essere una priorità”, ha detto il procuratore Giordano. 

L’avvocato Giuseppe Piccione, presidente dell’Associazione Amici dell’Inda, si è soffermato sul valore identitario dei beni culturali mentre il vicesindaco, e assessore alla Cultura del Comune di Siracusa, Francesco Italia, ha evidenziato gli sforzi profusi in questi mesi per divulgare il senso di appartenenza al patrimonio in città da parte delle istituzioni pubbliche. Uno sforzo che proseguirà ancora in sinergia con musei e Soprintendenza.
La figura di Paolo Orsi, strettamente legata a Siracusa e alla Sicilia tutta, è stata ricordata dalla direttrice del museo archeologico, Gioconda Lamagna, che non ha negato le difficoltà gestionali attuali a causa della penuria di risorse pubbliche che minaccia la normale attività delle istituzioni museali. Il commissario dell’Istituto nazionale del Dramma antico, Pier Francesco Pinelli, ha parlato di legalità facendo cenno al suo lavoro all’interno della fondazione Inda per avviare un nuovo corso nel segno della trasparenza e della gestione corretta.
Appassionato è stato il racconto della scoperta del ricciolo blu della Testa di Ade nei magazzini del museo di Aidone da parte dell’archeologa Serena Raffiotta che ha illustrato le fasi, delicate e lunghe, che hanno portato al rientro della scultura in Italia. Un lavoro sostenuto con forza dalla magistratura e dai Carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale, come ha anche ricordato la coordinatrice dell’incontro, la giornalista Isabella Di Bartolo, nel giorno dell’inaugurazione della mostra a Lampedusa che vede tra i tesori in mostra proprio la Testa di Ade.
Dell’importanza della ricerca archeologica ha parlato Mariarita Sgarlata, docente accademica e vicedirettore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Catania, che ha sede a Siracusa, la quale ha annunciato l’istituzione di un master universitario dedicato all’Archeologia giudiziaria e crimini contro il patrimonio culturale.

E del legame tra territorio e archeologia ha discusso la soprintendente ai Beni culturali di Siracusa, Rosalba Panvini, la quale ha ricordato le mostre allestite con i Carabinieri e la Guardia di finanza per esporre reperti salvati dal mercato illegale e la sperimentazione, prima in Italia, di portare per qualche giorno nelle scuole alcuni oggetti trafugati e ritrovati dalle forze dell’ordine quale messaggio concreto di legalità e cultura.
Le conclusioni dell’incontro sono state affidate al professore Sebastiano Amato, presidente della Società siracusana di Storia patria, il quale ha ricordato la complessità del sistema del mercato nero dell’archeologia, il suo radicamento e l’impegno necessario e sinergico per fronteggiare un’emergenza che riguarda ogni cittadino.