Un
confronto aperto con la città su una tematica attuale qual è quella della lotta
all’illegalità nel settore dei beni archeologici. Il salone conferenze del
museo archeologico regionale “Paolo Orsi” ha fatto da cornice a un incontro
promosso dall’Associazione Amici dell’Inda e dalla Società siracusana di Storia
patria in collaborazione con il museo Orsi e la Soprintendenza di Siracusa.
L’occasione
è stato il rientro della Testa di Ade in Sicilia che è divenuto spunto di
riflessione sul valore del patrimonio archeologia, sulla sua difesa e sul ruolo
svolto in tale contesto dalla società e dalla politica. E proprio alla
cittadinanza e alla pubblica amministrazione è stato rivolto l’appello
conclusivo del momento di confronto da parte del procuratore capo della
Repubblica di Siracusa, Francesco Paolo
Giordano, che ha parlato di legalità in un campo nevralgico qual è quello
culturale citando i fondamenti dell’articolo 9 della Costituzione e l’esigenza
di tutela con il coinvolgimento di tutti i componenti della società, ognuno
secondo le proprie competenze. “E’ fondamentale dare un indirizzo politico alle
azioni da mettere in campo per la tutela del patrimonio culturale che
dev’essere una priorità”, ha detto il procuratore Giordano.
L’avvocato
Giuseppe Piccione, presidente
dell’Associazione Amici dell’Inda, si è soffermato sul valore identitario dei
beni culturali mentre il vicesindaco, e assessore alla Cultura del Comune di
Siracusa, Francesco Italia, ha
evidenziato gli sforzi profusi in questi mesi per divulgare il senso di
appartenenza al patrimonio in città da parte delle istituzioni pubbliche. Uno
sforzo che proseguirà ancora in sinergia con musei e Soprintendenza.
La
figura di Paolo Orsi, strettamente legata a Siracusa e alla Sicilia tutta, è
stata ricordata dalla direttrice del museo archeologico, Gioconda Lamagna, che non ha negato le difficoltà gestionali
attuali a causa della penuria di risorse pubbliche che minaccia la normale
attività delle istituzioni museali. Il commissario dell’Istituto nazionale del
Dramma antico, Pier Francesco Pinelli,
ha parlato di legalità facendo cenno al suo lavoro all’interno della fondazione
Inda per avviare un nuovo corso nel segno della trasparenza e della gestione
corretta.
Appassionato
è stato il racconto della scoperta del ricciolo blu della Testa di Ade nei
magazzini del museo di Aidone da parte dell’archeologa Serena Raffiotta che ha illustrato le fasi, delicate e lunghe, che
hanno portato al rientro della scultura in Italia. Un lavoro sostenuto con
forza dalla magistratura e dai Carabinieri del nucleo Tutela patrimonio
culturale, come ha anche ricordato la coordinatrice dell’incontro, la
giornalista Isabella Di Bartolo, nel
giorno dell’inaugurazione della mostra a Lampedusa che vede tra i tesori in
mostra proprio la Testa di Ade.
Dell’importanza
della ricerca archeologica ha parlato Mariarita
Sgarlata, docente accademica e vicedirettore della Scuola di
specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Catania, che ha sede a
Siracusa, la quale ha annunciato l’istituzione di un master universitario
dedicato all’Archeologia giudiziaria e crimini contro il patrimonio culturale.
E
del legame tra territorio e archeologia ha discusso la soprintendente ai Beni
culturali di Siracusa, Rosalba Panvini,
la quale ha ricordato le mostre allestite con i Carabinieri e la Guardia di
finanza per esporre reperti salvati dal mercato illegale e la sperimentazione,
prima in Italia, di portare per qualche giorno nelle scuole alcuni oggetti
trafugati e ritrovati dalle forze dell’ordine quale messaggio concreto di
legalità e cultura.
Le
conclusioni dell’incontro sono state affidate al professore Sebastiano Amato, presidente della
Società siracusana di Storia patria, il quale ha ricordato la complessità del
sistema del mercato nero dell’archeologia, il suo radicamento e l’impegno
necessario e sinergico per fronteggiare un’emergenza che riguarda ogni
cittadino.
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