sabato 30 ottobre 2021

Xmas box nel segno del gusto contro lo spopolamento degli Iblei

 Una strenna natalizia per promuovere il territorio ibleo e fare luce sulle fragilità endemiche delle aree interne, soggette ad un graduale spopolamento che rischia di far scomparire interi centri abitati: questa è l’idea della cooperativa MIB- Mediblei di Palazzolo Acreide (SR) che con la Iblei Special Xmas Box esporta cinque prodotti di quattro aziende locali e lancia una sfida da supereroi: acquistando ognuna delle box, infatti, si consegna un pezzettino di futuro alle aree interne degli Iblei perché è attraverso la promozione del settore produttivo e delle aziende che generano lavoro che si può tentare un cambiamento di rotta dei flussi migratori. 



“L’idea della Iblei Special Xmas Box”, affermano i soci della cooperativa, “è arrivata nel pieno del primo lockdown dettato dalla pandemia. L’isolamento di questi territori amplificato dalla chiusura dei confini e le avveniristiche idee che sentivamo in merito alla ri-abitabilità dei borghi italiani, improvvisamente tornati di moda senza tener conto delle loro endemiche fragilità, ci ha spinti ad una riflessione: cosa possiamo fare per sottrarre i nostri territori ad una narrazione di maniera e farli conoscere anche a chi qui non è mai venuto? Così nasce Iblei Special Xmas Box, una scatola natalizia all’interno della quale è possibile trovare dei prodotti a forte vocazione territoriale e le storie di un intero territorio, che si mette in viaggio per accoglierti direttamente a casa tua”. La box contiene solo prodotti del territorio ibleo, selezionati da aziende che operano tra i Comuni di Palazzolo Acreide, Buccheri e Testa dell’Acqua, quest’ultima piccola contrada rurale al crocevia tra i Comuni di Noto e Palazzolo Acreide. Accanto al criterio della territorialità, “abbiamo operato una scelta trasversale mettendo insieme storie di giovani produttori come Sebastiano Boccaccio dell’Apicultura Leone e Irene Magro e Alessandro Trigila de Lo Zafferaneto, a quelle di veterani del territorio, come il Pastificio e non solo di Mediblei Società Cooperativa – Via Gaetano Italia, 80 Palazzolo Acreide – P.IVA 01997920895 2 di 2 Loretana Puglisi e l’olio dell’Azienda di Enzo Carpino. Soprattutto, abbiamo voluto selezionare prodotti dalle note qualità benefiche che oggi, più che mai, vanno conosciuti per essere tutelati. 


I cambiamenti climatici, infatti, insieme ai vasti incendi che hanno interessato le nostre vallate quest’estate e l’aumento dei prezzi del grano, potrebbero rendere problematico l’approvvigionamento di molte risorse nel prossimo futuro. Facendo conoscere il meglio che questa terra può offrire, ci auguriamo che si possano ulteriormente sensibilizzare i nostri consumatori su quanta attenzione e cura serve ai nostri ecosistemi per non perdere le loro ricchezze più preziose”. Ogni box contiene: una bottiglia di olio extravergine di tonda iblea da 500ml; una confettura di pere e zafferano da 200g; una confezione di miele millefiori estivo ibleo da 250g; due confezioni di pasta di formato lungo e corto da 500g insieme a un panettone agli agrumi di Sicilia da 750g. 7

Agrigento, scoperta una casa romana "restaurata" dagli antichi

 

Una casa “restaurata” già tra il III e il II secolo avanti Cristo. E’ l'eccezionale scoperta di queste ultime settimane nel Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, dove è stata riportata alla luce una serie di straordinarie pitture parietali e una pavimentazione in cocciopesto e a mosaico, perfettamente integra, parte di un’abitazione nel cosiddetto quartiere ellenistico-romano. La casa era crollata, o era stata demolita per qualche motivo, e le macerie accumulate hanno “salvato” mosaici e pavimenti in stile pompeiano. 





La scoperta è stata fatta durante la sesta campagna di scavo dell’Università di Bologna nel Quartiere ellenistico-romano di Agrigento
 - la stessa zona dove è stato scoperto il teatro  -, u
n progetto di ricerca avviato in collaborazione con il  Parco Archeologico, sotto la direzione di Giuseppe Lepore del Dipartimento di Beni culturali del Campus di Ravenna. Dal 2016 e con cadenza annuale il team dell’Università di Bologna si è dedicato all'indagine di un intero isolato (il terzo del Quartiere), con particolare attenzione alla Casa III M. E’ stata proprio quest'ultima a restituire un contesto che gli archeologi giudicano di altissimo valore scientifico, con pavimenti e pitture in perfetto stato di conservazione. Il professor Lepore spiega che “si tratta di una scoperta unica nel suo genere. Questa casa è stata ristrutturata, insieme al resto del quartiere, tra la fine del III e gli inizi del II secolo avanti Cristo ed è stata dotata di un complesso sistema di pitture parietali e di pavimenti in cocciopesto e in mosaico, articolati addirittura su due piani. Ben presto, però, forse già nella prima età imperiale, la casa crolla (oppure viene demolita intenzionalmente), cosa che ha determinato il suo straordinario stato di conservazione visto che le macerie hanno “protetto” il pavimento”. L’abitazione, estesa per circa 400 mq, presenta una monumentale pastàs (ovvero uno spazio porticato), dal quale si accede ai tre vani principali, tutti disposti sul lato nord: è stato l’ambiente centrale a riservare le maggiori sorprese durante questa campagna di scavo: ha infatti restituito, al piano terra, il pavimento in cocciopesto con inserti di pietre colorate che formano una decorazione a meandro; il crollo e le macerie che occupavano interamente lo spazio del vano, hanno restituito numerose porzioni del pavimento del piano superiore (un mosaico policromo sempre con motivo a meandro) e le relative pitture parietali, “in stile pompeiano”. 




"Continua la magnifica "stagione" archeologica della Sicilia che non finisce di riservarci sorprese straordinarie come questa: una casa che sembra uscita da un restauro per quanto è perfettamente conservata – interviene l’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà -  A dimostrazione che la politica del Governo indirizzata a far ripartire gli scavi in tutte e nove le province siciliane, va nella giusta direzione. Riportare alla luce le testimonianze del passato ci dà la possibilità di costruire il futuro della Sicilia”.

Pavimenti e pitture si possono datare, ad una prima analisi, ad un rifacimento degli inizi del I secolo avanti Cristo. Si tratta di ambienti che appartenevano ad un ceto gentilizio, gli stessi descritti da Cicerone nelle Verrine: stanze ricche di statue, tappezzeria, arazzi, argenti, con pareti affrescate e pavimenti a mosaico.

Speriamo possano continuare le ricerche – spiega l’architetto  Roberto Sciarratta, direttore della Valle dei Templi -: il Quartiere ellenistico-romano deve diventare un punto di forza del nuovo percorso che stiamo allestendo nel Parco archeologico, che collegherà  la Collina dei Templi direttamente con le terrazze superiori della città antica, che ospitano il Quartiere da una parte e il museo archeologico “Pietro Griffo” dall'altra, oltre all'area degli edifici pubblici dell'area centrale, fino all’ipogeo Giacatello. I lavori dell’Università di Bologna, di cui condividiamo gli obiettivi, si inseriscono dunque pienamente nella programmazione del Parco, volto ad ampliare l'offerta culturale ed a comunicare al meglio il proprio patrimonio”. I lavori sul campo riprenderanno l'anno prossimo, ma nel frattempo il gruppo di lavoro coordinato dal professor Lepore continuerà a lavorare e studiare i materiali rinvenuti all’interno del crollo e la ricomposizione delle pitture parietali e dei frammenti di mosaico.




giovedì 2 settembre 2021

Alfio Patti ed Elio Distefano: dialogo su Eretici, avventurieri e cospiratori




Gli otto poeti inseriti in questo saggio ci mostrano una cartina al tornasole di un'epoca interessante, spartiacque tra Rinascimento e Illuminismo. Un periodo tanto oscuro quanto preparatorio alla rinascita della ragione e della libertà di pensiero. Attraverso i loro versi conosciamo usi e costumi, luoghi e regole, politica e religione, giustizia umana e divina di quell'epoca, ma apprendiamo soprattutto i sentimenti che questi uomini-poeti hanno espresso con i loro versi pieni d'amore nei confronti della poesia. Questa era considerata, allora, un dono di Dio e come tale doveva essere onorata e coltivata, soprattutto condivisa.


Alfio Patti, scrittore, poeta e cantautore, dialoga con Elio Distefano, studioso e docente, per descrivere un libro che è un viaggio nel tempo, tra bellezza e oscurità. 

  • Un libro che parla di libertà, quella negata dalle circostanze e quella, per contro, ostinatamente ricercata e praticata da questi uomini, il diciottesimo “parto” letterario di Alfio Patti. Scritto, guarda caso, in un periodo di forzata reclusione, quasi una cattività, come la primavera del 2020: solo un caso che l’interesse per questi poeti sia sbocciato in un simile frangente, o piuttosto una scelta deliberata e consapevole?


  • - L’interesse per questi poeti è nato, in verità, circa 20 anni fa quando leggendo autori del passato avevo notato che alcuni di loro avevano avuto una vita rocambolesca. Per fare questo lavoro, però, occorreva tempo, concentrazione e ricerca. Cose che non avevo in quel tempo. Il confinamento per la pandemia, però, ha riacceso in me l’idea. Ho letto, quindi, le poesie di 34 poeti siciliani del Seicento di un certo spessore e ne ho trovati 8 che avevano vissuto la loro vita con fatica e sofferenze e avevano scritto, per questo, le loro poesie sulla propria pelle. Avevano avuto il coraggio di andare controcorrente, contro il pensiero unico di allora e fare delle scelte forti anche a costo della vita.


  • Il titolo del libro propone una triade di aggettivi molto forti, che non possono lasciare indifferente chi vi s’imbatta negli scaffali di una libreria, reale o virtuale: quale relazione si può stabilire fra questi termini? Si tratta di una climax ascendente?


  • - Sì, il climax ascendente ci può stare. Ho scelto questo titolo di getto senza una apparente considerazione ma già inconsciamente sapevo che un “eretico” fa delle scelte forti e che a causa di queste scelte la sua vita diventa un’avventura per sfuggire alle insidie e ai contrasti che ne derivano per sfociare, poi, in una cospirazione per abbattere quel sistema che toglie libertà e dignità agli uomini.


  • A mio parere, fra i termini contenuti nel titolo, è il primo, “eretici”, che li racchiude tutti e li suggella nel segno di una orgogliosa rivendicazione della propria individualità di fronte a chi li bolla come tali, poiché contiene in sé già nell’etimo l’idea di una scelta forte, lucida, coraggiosa, perdipiù in un tempo di strisciante servilismo e di avvilente mancanza di rispetto per la dignità umana. Sembra quasi di trarne la lezione che, quando la libertà e la dignità dell’uomo tendono ad essere soffocate (ed è una costante che, come un fiume carsico, riemerge molte volte nella storia, in modi diversi e a volte inattesi!) essere eretico voglia dire tout court essere poeta. Sei d’accordo su questa visione? Come la pensi a riguardo?


  • - Sono d’accordo. In quel contesto, ma anche oggi, la “parola” e la poesia restano le uniche forme rivoluzionarie per contrastare questo stato di cose. Mentre scrivevo il libro trovavo molte similitudini tra il Seicento e il nostro di tempo. Anche allora le pandemie per la peste e le quarantene con la caccia agli untori; siccità e conseguenti carestie (senza che esistesse il buco d’ozono); eruzioni devastanti e terremoti violenti, ma soprattutto la mancanza della giustizia; abusi di potere dei nobili e quello del clero mettevano in ginocchio quegli illuminati e colti dei “miei” poeti che hanno fatto della poesia e della conoscenza uno scopo di vita contribuendo alla nascita del futuro Illuminismo.


  • Questi poeti si sono espressi su diversi registri, da quello propriamente lirico a quello civile e politico, e perfino al burlesco. Quando si sente parlare di burlesco si pensa sempre allo spirito salace di certa poesia duecentesca toscana, come quella dell’Angiolieri. In una natura chiaroscurale come quella siciliana, quali tonalità assume il burlesco, secondo te?


  • - Il burlesco che ci ha spiegato l’ufficiale cultura peninsulare, e che è di grande prestigio per via dell’uso di ironia, parodia e comicità, si distacca da quello isolano siciliano. Esso ha una sua peculiarità. I poeti da me trattati hanno tutti prodotto poesie burlesche, d’amore e religiose. Ma qui il burlesco si tinge di un retrogusto amaro; di una tragicità greca che permette di “babbiàre”, cioè scherzare su un dramma mentre lo stesso autore “va a fondo”. Uno dei poeti chiede del vino agli amici mentre è in carcere. Lo fa non perché sia un ubriacone ma perché ha freddo dentro “i dammusi” e la poesia diventa un momento ridanciano, ma l’autore sta veramente languendo nelle patrie galere. Il burlesco permette ai poeti di attaccare i potenti strappando risate agli stessi interessati. Nel contempo i poeti dicono verità che altrimenti non potrebbero dire. Lo stesso procedimento il popolo usava con “Lu diri” nel periodo carnascialesco o a teatro con il “Cu’ nesci parra”, improvvisando.



  • A leggere i ritratti dei poeti scelti, con i numerosi excerpta dalle loro opere, sembra che essi, tutti uomini di vasta cultura, che si sono cimentati in numerosi campi del sapere e dell’arte, abbiano riservato uno spazio speciale all’attività poetica, utilizzando il verso come mezzo più immediato e personale per esprimere con forza i sentimenti più urgenti e spesso tempestosi che agitavano il loro animo, a volte come armi per ingaggiare una battaglia di libertà. Ti trovi d’accordo su questa definizione? 


  • - Sì, per loro la poesia era un’arma speciale. Oggi forse non più, ma allora la scrittura e la conoscenza era per pochi e gli stessi poeti si consideravano dei privilegiati. La poesia era per loro un dono e sapevano che andava alimentato e divulgato. La poesia sopravvive ai suoi stessi autori ed essi credevano che la liricità dei loro versi e il ruolo pedagogico della poesia avrebbe cambiato il mondo.  


  • Quando si scrive, che si tratti di personaggi di un romanzo o di uomini realmente esistiti, come in questo caso, è inevitabile specchiarvisi. Quale di questi poeti ritieni a te più somigliante e sotto quali aspetti e, viceversa, da chi e perché ti senti più distante?


  • - Io mi sono rivisto, come temperamento e carattere, comprese debolezze, in Michele Moraschino, il poeta spadaccino, sferzante del pericolo e accusato di eresia. Pur essendo amico dei gesuiti che tanto lo stimavano, venne incarcerato dai domenicani che detenevano l’amministrazione del Santo Uffizio. Patì senza colpe tre anni di carcere dove dovette lottare con gentaglia all’interno della stessa cella. Lui era di un’altra pasta. Fu liberato a seguito di un’ispezione inviata direttamente dalla Spagna. Riacquistò credibilità appena libero e continuò i suoi studi illuminanti e illuministici. Il poeta da me molto distante è Simone Rao, perché ambiguo, delatore ed ecclesiastico. Nonostante avesse tramato con una congiura contro il re di Spagna fu da Sua Maestà premiato prima come cappellano di Corte poi come vescovo di Patti. Gli altri rivoluzionari furono giustiziati. Rao incarna il suo secolo: ampolloso, ipocrita, dove la forma vinceva sul contenuto, in tutti i sensi.










mercoledì 4 agosto 2021

Il mito di Aretusa, boom di presenze per scoprire la Neapolis nascosta

Grande successo di pubblico per lo spettacolo “Il mito di Aretusa” che dal 17 luglio scorso rende più vive le pareti di roccia della grotta dei Cordari, della grotta del Salnitro e dell’Orecchio di Dionisio. Luoghi magici, sospesi nel tempo, grazie alla magia di musica, parole e immagini di uno spettacolo itinerante per la regia di Guglielmo Ferro. Un viaggio nella natura, nella poesia, nel mito per la perfomance più stupefacente dell’estate che in queste settimane ha attratto centinaia di spettatori e che continua ad incuriosire come mostrano le numerose prenotazioni fino al 28 agosto prossimo. Le grotte del parco archeologico della Neapolis che diventano boschi, fiumi, cieli stellati, mare e sorgenti lasciano senza fiato gli spettatori che, oltre ad ammirare e diventare parte attiva dello spettacolo, scoprono scorci nuovi dell’area archeologica in un suggestivo itinerario tra Latomie illuminate di dorato e alberi secolari. Uno spettacolo sorprendente, unico al mondo per la sua peculiarità e per la location che lo ospita tra cui la grotta dei Cordari chiusa al pubblico da 38 anni.





 LO SPETTACOLO Il progetto performativo è affidato alla regia di Guglielmo Ferro. La ditta Giochi di luce di Michele Duchi, azienda leader nazionale del settore video, si occuperà delle animazioni 3D, che verranno proiettate nella grotta dei Cordari rendendola scenografia dell’evento e di tutta l’illuminazione artistica dei luoghi di rappresentazione. Un’azienda internazionale che ha curato eventi dalla portata mondiale come l’apertura delle Olimpiadi di Torino del 2016, il Ferrari world di Abu Dhabi o, ancora, videomapping di Eurofestival a Baku, Cayan tower a Dubai ma anche grandi proiezioni all’Arena di Verona, a palazzo Ducale a Venezia: tutti eventi che hanno esaltato i luoghi in cui sono stati organizzati mostrandone i lati nascosti e regalando nuova magia. Tre attori e una danzatrice completano il cast artistico: Francesca Ferro, Nadia De Luca, Mario Opinato, Rosario Marco Amato, Rosario Minardi e Giampaolo Romania. LA PRODUZIONE “Il mito di Aretusa” è una produzione Momento srl in collaborazione con il Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai. INFO UTILI: botteghino e prenotazioni Fino al 28 agosto tutti i giorni dalle 20:30 alle 22:30 5 spettacoli ogni sera: orari di inizio spettacoli 20:30; 21:00; 21:30; 22:00; 22:30 I biglietti sono acquistabili: - presso la biglietteria dell’Area Monumentale della Neapolis tutti giorni dalle 8:30 e fino a 30 minuti prima di ogni spettacolo, in alternativa online consultando il sito aditusculture.com - La vendita dei biglietti online è consentita fino a 1 ora prima dell’inizio dello spettacolo. Acquistando il biglietto per una visita all’Area monumentale della Neapolis e/o al Museo Paolo Orsi si ha diritto al biglietto ridotto per lo spettacolo nello stesso giorno. Momento srl è la società che con Aditus srl gestisce i servizi aggiuntivi dei siti culturali. Per informazioni: aditusculture.com

domenica 18 luglio 2021

Il mito di Aretusa incanta la Neapolis: successo per lo spettacolo più sorprendente

 Il mito di Aretusa



Parco della Neapolis di Siracusa: musica, luci e immagini in 3D Debutta tra applausi ed emozioni lo spettacolo più sorprendente d’Italia




Pareti di roccia che diventano distese di fiori colorati, lastre lapidee trasformate in cascate, pavimenti che si trasformano in fonti d’acqua dolce e onde spumose tra note di musica, tra prosa e poesia, tra mito e realtà. Grotte che diventano boschi, fiumi, cieli stellati, mare

 e sorgenti.

E’ uno spettacolo sorprendente – unico al mondo per la sua peculiarità e per la location che lo ospita – quello che ieri ha debuttato al parco della Neapolis davanti a un pubblico attonito ed emozionato.


   “Il mito di Aretusa” è il titolo della perfomance teatrale e musicale diretta dal registra Guglielmo

 Ferro che svela agli spettatori – ed esalta in maniera straordinaria - il volto più suggestivo e nascosto dell’area archeologica del Teatro greco di Siracusa attraverso nuovi percorsi tra latomie, ulivi ed agrumeti.

Attori, musicisti e immagini video in 3D regalano una bellezza ancor più meravigliosa al sito archeologico con uno spettacolo itinerante tra la Grotta dei Cordari, la Grotta del Salnitro e l’Orecchio di Dionisio. La ninfa Aretusa, a cui è legata la millenaria leggenda della fonte siracusana cantata dai poeti, è la protagonista del viaggio nel mito insieme con la dea Artemide, tra racconti di fauni e poeti, di dee e ninfe, di uomini e tiranni.

Un debutto che è stato salutato con entusiasmo dai presenti, tra cui tante autorità e istituzioni ma

 anche guide turistiche e addetti ai lavori che hanno voluto partecipare al “battesimo” della nuova Neapolis con i suoi percorsi curati da Aditus srl, la società che gestisce i servizi aggiuntivi in concessione.

“Un momento di rinascita – commenta il direttore del parco archeologico di Siracusa, Carlo Staffile – per la Neapolis, per la città e per i siracusani, ma anche per la Sicilia tutta che si riappropria di un pezzo di bellezza esaltato da uno spettacolo immaginifico che esalta il luogo. Oggi, il parco della Neapolis è diventato ancora più vivo perché ricco di emozioni da parte del pubblico e di chi lo ama e lo riscopre”. Gli fa eco il presidente di Aditus, Riccardo Ercoli e amministratore Momento srl. “Siamo innamorati di Siracusa e della Sicilia – commenta – e non potrebbe essere diversamente perché questi luoghi sono unici ed è un privilegio poterli conoscere e valorizzare. Il nostro lavoro, in piena sinergia con il territorio con cui collaboriamo con entusiasmo, è proprio quello di dare bellezza alla bellezza con un evento di levatura internazionale come Il mito di Aretusa”.

La scelta di mettere in scena Aretusa – in una scena diversa da qualsiasi palco al mondo – è di Guglielmo Ferro, il regista siciliano che ha voluto così ricordare le origini di Siracusa e del suo

 legame con la madrepatria greca che è a fondamento del mito della ninfa e di Alfeo. “Conoscevo questi luoghi da bambini – commenta il regista – ed è una grande emozione poter lavorare in scenari così mozzafiato dove ogni cosa appare superflua, tanta è la bellezza. Così abbiamo deciso di non aggiungere nulla al luogo ma di renderlo magnifico attraverso la musica, le voci, le immagini con cui raccontiamo il mito, la favola del mondo”. Ferro accenna anche alla tecnologia che sposa, in maniera delicata, l’archeologia e regala sofisticate ricostruzioni in 3D che trasformano la roccia in luoghi trasognanti.

Due i cast impegnati nello spettacolo che si alterneranno nel corso delle repliche: Francesca Ferro (Artemide), Nadia De Luca (Artemide), Mario Opinato (Fauno), Verdiana Barbagallo (Aretusa), Virginia Penna (Aretusa), Rosario Marco Amato (Fauno), Rosario Minardi e Giampaolo Romania (Filosseno) 

lunedì 12 luglio 2021

Arte contemporanea, a Lipari il Festival ISOLE

 CULTURA: con l’installazione “AFR” di Binta Diaw, al via a Lipari il festival ISOLE

“Dialoghi tra arte e letteratura”, performance, musica e narrazioni con autori internazionali sulla scena del Parco Archeologico delle Eolie

Dall’8 all’11 luglio, ingresso libero









LIPARI, 9 luglio 2021 – Le parole, direbbe qualcuno, sono importanti. E proprio dalla parola spezzata AFR – metafora visiva del rapporto complesso e incrinato fra Occidente e Africa – ha preso il via ieri a Lipari il festival “ISOLE. Dialoghi tra arte e letteratura”, che fino a domenica 11 luglio propone ogni sera nell’area archeologica del Castello di Lipari incontri con autori del panorama artistico e letterario internazionale. Tutti ad ingresso gratuito

Il festival, organizzato dall’associazione culturale Insula, è stato presentato al pubblico con un breve intervento di Rosario Vilardo, direttore del Parco Archeologico delle Eolie che organizza e ospita la manifestazione, di Tiziana De Luca (assessore del Comune di Lipari) e di Paola Nicita (storica dell’arte) ed Evelina Santangelo (scrittrice ed editor) che con l’artista Emanuele Lo Cascio curano la direzione artistica della manifestazione.

Ed è la stessa Binta Diaw, 26 anni, visual artist italo-senegalese la cui ricerca è orientata a commentare fenomeni sociali come la migrazione, l’identità e il corpo femminile, intervistata dalla Nicita a raccontare al pubblico il perché di “AFR”. “E’ una parola piena di stereotipi come afroitaliano, afrodiscendente con cui mi sono dovuta confrontare anche io che sono nata e cresciuta in Italia”, spiega candidamente Binta, col suo accento milanese.  La sua esposizione a Santa Caterina si completa con due grandi fotografie della serie “Paysage Corporel”: di scena dettagli del corpo dell’artista, particolarmente sensibile alla questione ecofemminista, su cui interviene con gessetti colorati creando un paesaggio di radici e colori che rimandano alla natura. In mostra fino al 18 agosto.

Non è nato in Italia ma è stato “adottato” da Palermo Chris Obehi, 23 anni, giovane musicista di origine nigeriana che ieri ha concluso con un concerto la prima serata di Isole. Intervistato dalla scrittrice Paola Caridi si è detto “folgorato” dai canti di Rosa Balistreri, inseriti nel suo repertorio che spazia dal reggae (genere amato dal padre, mentre la madre canta i gospel) alla musica popolare nigeriana. E dice: “Rosa mi ha fatto sentire palermitano”.

 

GLI APPUNTAMENTI DI OGGI, venerdì 9 luglio

 

Venerdì 9 luglio (ore 18,30 Teatro) il curatore austriaco Jürgen Weishaupl, presenterà a Lipari in anteprima “The Pavillion”, progetto in realtà aumentata dell’artista Eva Schelegel, già curatrice del Padiglione Austria alla Biennale di Venezia. Si tratta di una app per cellulare o tablet messa a disposizione del pubblico del festival, con cui sarà possibile materializzare alcune sculture in realtà aumentata, semplicemente inquadrando con il cellulare il codice sorgente QR collocato negli spazi esterni del Castello: lo schermo del proprio cellulare mostrerà grandi sculture e pianeti, invisibili nella realtà ma visibili attraverso lo smartphone. A seguire, (19,00 Teatro) “Dietro la porta”, narrazione musicale di Yousif Latif Jaralla, cantastorie iracheno che a Lipari con il suo tamburo e il suo ritmo circolare, proporrà una sua opera che parla degli incolmabili vuoti della memoria. Scrive il cantastorie Jaralla: <Dove si nascondono i ricordi che mancano?” Taciturni senza luce né colore, senza tempo né presenza, ma come dei fantasmi aleggiano intorno, come dei brusii dentro la mente>. Alle 19,30 (Teatro) l’incontro “Memorie”, vedrà la conversazione fra Paola Caridi, scrittrice esperta di Medio OrienteVittorio Longhi, scrittore e giornalista impegnato su tematiche di diritti umani e questioni internazionali, e la scrittrice e poetessa Christina Ubah Ali Farah, vincitrice del Premio Vittorini con Madre piccola, per analizzare alcuni aspetti del significato della memoria.

 

“Isole. Dialoghi tra arte e letteratura” è organizzato dall’associazione culturale Insula e dal Parco Archeologico di Lipari con il sostegno dell’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, in collaborazione con ARS (Assemblea Regionale Siciliana); Federalberghi Isole Eolie; Institut Français Palermo; Letterando in Fest, Sciacca; Galleria Giampaolo Abbondio, Todi; Associazione Culturale I.Dee, Lipari; Banca Agricola Popolare di Ragusa, Acqua Fiuggi.





ISOLE | PROGRAMMA RAGIONATO

 

Sabato 10 luglio (ore 18,30 Chiesa Santa Caterina) si comincia con la lettura “I tarocchi della narrazione” a cura di Evelina Santangelo scrittrice, editor di Einaudi, co-curatrice del festival “Isole”.

Seguirà (ore 19 Chiesa Santa Caterina), introdotta da Eric Biagi, direttore dell'Institut Français di Palermola performance degli artisti Silvia Maglioni e Graeme Thomson, “Dark matter cinema tarot”, celebri frammenti cinematografici trasformati nelle immagini del gioco dei tarocchi, speciali carte-immagini che gli artisti leggeranno in dialogo con il pubblico. Per le giornate del festival sarà visibile anche “Underwritten By Shadow Still”, film con fotogrammi sottotitolati, tratti dalla storia del cinema, che nella loro sequenza creano uno storytelling inedito. A chiudere la serata, alle 20,30 (Teatro) sarà la performance musicale “Vagabondaggi sudamericani”, con Pietro Lo Cascio alla chitarra.

 

Domenica 11 luglio (ore 19,00, Teatro) “Siamo ciò che scriviamo” vede protagoniste due figure femminili della scrittura come Helena Janeczek, già vincitrice del Premio Strega 2018 con il libro “La ragazza con la Leica” (biografia di Gerda Taro, compagna di Robert Capa e prima fotoreporter caduta in guerra) e la scrittrice e poetessa Cristina Ubah Ali Farahscrittrice e poetessa.

A seguire, la conclusione del festival “Isole” è affidata ad una jam session con Cristina Ubah Ali Farah, Yousif Latif Jaralla, Pietro Lo Cascio, per una performance che attraversa e ricuce fra loro musica, poesia e narrazione, nello spirito del dialogo fra arte e letteratura che è la cifra distintiva del festival. Tutti gli eventi del festival “Isole” sono gratuiti.

 

 

ISOLE | IL CALENDARIO

 

ISOLE. DIALOGHI FRA ARTE E LETTERATURA

Lipari, 8-11 luglio 2021

Parco Archeologico delle Isole Eolie – ex Chiesa di Santa Caterina o Teatro

 

Giovedì 08 luglio 

18,30 - AFR...Inaugurazione festival e mostra Binta Diaw (ex Chiesa Santa Caterina)

19,00 - Radici. Incontro con Binta Diaw, Alessandra Di Maio, Paola Nicita (Teatro)

20,00 - Di terra in terra. Performance musicale di Chris Obehi (Teatro)

 

Venerdì 09 luglio 

18,30 The Pavillion. Jürgen Weishaupl introduce il progetto artistico di Eva Schlegel (Teatro)

19,00 - Dietro la porta. Narrazione musicale di Yousif Latif Jaralla (Teatro)

19,30 - Memorie. Incontro con Paola Caridi, Vittorio Longhi, Christina Ubah Ali Farah (Teatro)

 

Sabato 10 luglio

18,30 - I tarocchi della narrazione. Lettura di Evelina Santangelo (ex Chiesa Santa Caterina)

19,00 - Dark matter cinema tarot. Performance di Silvia Maglioni e Graeme Thomson, con l’introduzione di Eric Biagi, direttore dell’Institut Français Palermo (ex Chiesa Santa Caterina)

20,00 - Vagabondaggi sudamericani. Performance musicale di Pietro Lo Cascio, chitarra (Teatro)

 

Domenica 11 luglio  

19,00 - Siamo cio’ che scriviamo. Incontro con Helena Janeczek Cristina Ubah Ali Farah (Teatro)

20,30 - Jam session. Musica, poesia, narrazione Pietro Lo Cascio, Yousif Latif Jaralla (Teatro)

 




ISOLE | GLI OSPITI

Binta Diaw: artista italo-senegalese, vincitrice del Premio Museo del Novecento di Firenze;

Paola Caridi: scrittrice e giornalista esperta del Medio Oriente. Fa parte del comitato editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Alessandra Di Maio: saggista e traduttrice, docente universitaria esperta in postcolonialismo e africanista; ha tradotto le opere e curato l'autobiografia del Premio Nobel Wole Soyinka.

Helena Janeczek: scrittrice, vincitrice di prestigiosi premi, tra cui il Premio Campiello e il Premio Strega.

Jürgen Weishaup: curatore e consulente culturale del Comune di Vienna.

Silvia Maglioni e Graeme Thomson: duo italo-inglese di artisti, hanno realizzato progetti e mostre al Centre Pompidou e al Museo del Louvre di Parigi.

Yousif Latif Jaralla: cantastorie e narratore iracheno.

Eric Biagi: direttore dell'Institut Français di Palermo, critico cinematografico.

Vittorio Longhi: scrittore e giornalista, si occupa di diritti umani e questioni internazionali per La Repubblica, The Guardian e il New York Times.

Cristina Ubah Ali Farah: scrittrice e poetessa, vincitrice del premio Elio Vittorini

Elimi a Segesta ed Entella, due mostre raccontano la storia

 GLI ELIMI A SEGESTA ED ENTELLA, DUE MOSTRE RACCONTANO LA STORIA

ESPOSTA PER LA PRIMA VOLTA ISCRIZIONE COSTRUZIONE AGORÀ SEGESTA


I due eventi sono organizzati dal Parco archeologico di Segesta

Chi furono gli Elimi in Sicilia e cosa hanno rappresentato per la storia dell’Isola? A raccontarlo saranno due mostre promosse dal Parco archeologico di Segesta, che la prossima settimana – martedì 13 e mercoledì 14 luglio – saranno inaugurate presso il Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice e l’altra presso lo Stazzo del Parco archeologico di Segesta.

IL PROFILO DEGLI ELIMI IN SICILIA – Non a caso le due iniziative mettono insieme Segesta con Erice ed Entella: tutte tre furono le città degli Elimi ed ebbero un ruolo di rilievo tra le popolazioni “alle origini della Sicilia”. «Con i Sicani, con le fondazioni greche e con quelle fenicio-puniche, gli Elimi composero nell’Occidente dell’isola uno straordinario crogiolo di civiltà e genti», spiega Carmine Ampolo, docente emerito della Normale di Pisa. Gli Elimi, secondo lo storico Tucidide, erano, invece, un gruppo di Troiani sfuggiti agli Achei al momento della presa di Troia, poi approdati in Sicilia e stabilitisi vicino ai Sicani, fondarono Erice e Segesta. Secondo altre fonti ancora, invece, questo popolo che proveniva dall’Italia si considerava di origine troiana e, quindi, “parenti dei Romani”.

LA MOSTRA A ERICE – All’Istituto Wigner/San Francesco, sede del Centro “Ettore Majorana” di Erice, martedì 13 luglio 



alle 18, verrà inaugurata “Alle origini della Sicilia. La terra e le città degli Elimi: materiali da Entella e Segesta”, promossa in collaborazione con la Scuola Normale di Pisa e il Laboratorio di Storia, archeologia, epigrafia, tradizione dell’antico. L’allestimento – curato da Carmine Ampolo, Rossella Giglio, Anna Magnetto e Maria Cecilia Parra – presenta una selezione di reperti che illustrano i momenti di vita del sito di Entella dalla preistoria all’età di Federico II (che segnò la fine dell’occupazione stanziale sulla Rocca di Entella). Un viaggio tra reperti e testimonianze che va dal Neolitico alla genesi della città e alle sue prime fasi di ellenizzazione. Sono raccontati i due contesti sacri (fuori e dentro le mura) dove si svolgeva il culto di Demetra e Kore, mentre due calchi esposti dei Decreti testimoniano il culto di Hestia. I corredi di due tombe (maschile e femminile) raccontano l’occupazione della città da parte dei mercenari campani. E poi il ruolo delle donne nell’Entella ellenistica: è esposto il corredo della tomba di Takima (una donna che ancora nel IV secolo a.C. portava un nome con radice elima), un peso da telaio che conserva nel graffito di una tessitrice la memoria di un ergasterion (officina, ndr) per la lavorazione dei tessuti, poi ancora un raffinato pendente d’oro a forma di crescente lunare (forse un’offerta alle divinità dell’Oltretomba) e un’offerente con porcellino a Demetra del IV secolo a.C.

COSTRUZIONE AGORÀ SEGESTA, ISCRIZIONE ESPOSTA PRIMA VOLTA – Dai reperti provenienti da Segesta nella mostra di Erice sarà esposta, per la prima volta, l’iscrizione integrale della costruzione dell’agorà, risalente al II secolo a.C. I due blocchi di marmo con le incisioni furono trovati in due momenti storici diversi: quello più grosso nel 1624, l’altro, invece, durante gli scavi del 2003 ma mai, prima d’ora, erano stati esposti insieme.

LA MOSTRA A SEGESTA – Mercoledì 14, alle ore 18, verrà inaugurata la mostra “I volti del sacro nella Segesta elima: spazi, riti, oggetti”, in collaborazione con l’Università di Palermo. L’allestimento, curato da Monica de Cesare e Rossella Giglio, è all’interno dello Stazzo, un ex magazzino del Parco appena restaurato. Tra i reperti esposti un discobolo di 10 cm circa trovato nella zona del Santuario di Mango negli anni ’50. Ma c’è anche un peso da telaio con una iscrizione elima e due frammenti di ceramica (una segestana e l’altra proveniente da Atene) trovati ai piedi del monte Barbaro, presso lo “scarico” di Grotta Vanella. All’inaugurazione presenzierà l’Assessore regionale ai beni culturali e all’identità siciliana, Alberto Samonà.

«PIÙ OFFERTA CON SPAZIO ESPOSITIVO PERMANENTE» - «Con la mostra a Segesta inauguriamo ufficialmente lo Stazzo come primo spazio espositivo permanente per offrire ai visitatori di Segesta l’opportunità di conoscere meglio la città anche attraverso i reperti archeologici mai esposti prima» ha detto il Direttore del Parco, Rossella Giglio. «Con la mostra di Erice, invece, allarghiamo la visione del Parco sul territorio, nell’ottica di rete con altre istituzioni», ha concluso la Giglio.

Arti e mestieri, a Siracusa il primo festival della Sicilia

 




Magia e misteri, viaggio nella Sicilia più intima con Paolino Uccello

 









lunedì 5 luglio 2021

Teatro a Siracusa, Il mito di Aretusa alla Grotta dei Cordari

 



Il mito di Aretusa

17 luglio – 28 agosto 2021

Grotta dei Cordari, Grotta del Salnitro e Orecchio di Dionisio Siracusa

Siracusa, 5 luglio 2021. Tra giochi di luce e suggestioni sonore, con la spettacolare e inedita performance teatrale “Il mito di Aretusa”, diretta dal regista Guglielmo Ferro, riapre al pubblico dopo quarant’anni la Grotta dei Cordari, uno degli itinerari all’interno del Parco Archeologico della Neapolis di Siracusa che, insieme alla Grotta del Salnitro e all’Orecchio di Dionisio, affascina da sempre i visitatori.

L’appuntamento è per sabato 17 luglio, ore 20.30. Di scena la ninfa Aretusa inseguita da Alfeo pazzo d’amore, satiri dei boschi e il poeta Filosseno prigionero del tiranno greco Dionisio.

Lo spettatore sarà accompagnato in un viaggio attraverso i sensi a ritroso nel tempo, perdendosi nel mito della nascita della ninfa Aretusa legata a Siracusa e alla sua millenaria storia.

Nessun palcoscenico se non la scena stessa dei luoghi unici al mondo che hanno incantato da secoli i visitatori a partire da Michelangelo Merisi da Caravaggio che, con l’amico Mario Minniti, rimase estasiato davanti alla grotta che lui volle chiamare l’Orecchio di Dionisio, per la sua peculiare forma e la leggenda legata al tiranno siracusano.

“Il contesto della Neapolis – commenta il regista Guglielmo Ferro - ci impone di realizzare uno spettacolo che si integri con la storia millenaria del sito archeologico, nutrendosi del fascino che questo luogo esercita sui visitatori. Per questo motivo si è scelto di realizzare il mito della ninfa Aretusa, che rappresenta perfettamente, sia il legame indissolubile tra la Grecia antica e Siracusa, sia la meraviglia che è custodita in questi luoghi, dove storia e mito si intrecciano nei millenni.

Dunque, Aretusa, la fonte di Siracusa a Ortigia e Alfeo, il fiume di Arcadia e di Elide. La leggenda che li lega diventa, in età ellenistica, una storia d'amore quasi un doppio della storia di Alfeo e

Artemide, associata ai luoghi di culto della dea lungo il fiume e al suo epiteto di “Alfeia”. Una storia d’amore che ricalca quella di Siracusa e la Grecia antica”.

“Un evento nell’evento – commenta il direttore parco archeologico di Siracusa, Carlo Staffile perché sarà svelato al pubblico un luogo sconosciuto, da quasi 4 decenni chiuso al pubblico: la grotta dei Cordari. Qui, l’ultimo degli artigiani lavorò nel 1983 e da allora nessuno ha più visitato questo sito incantevole. Lo spettacolo esalta i monumenti con luci e musica, senza aggiungere altro se non il fascino di un racconto millenario che rievoca le radici di Siracusa, la sua storia cantata dai più grandi poeti sin dall’antichità”.

La ripresa economica parte dalla cultura e ne è convinto l’amministratore unico della Momento srl, Riccardo Ercoli: “Nonostante le criticità del momento, abbiamo voluto investire sulla ripartenza post-pandemia per offrire ai visitatori italiani e internazionali la possibilità di visitare il Parco in una veste inedita con nuovi importanti servizi che contribuiscano a qualificare ulteriormente l’offerta culturale del territorio”.

LO SPETTACOLO

Il progetto performativo è affidato alla regia di Guglielmo Ferro.

La ditta Giochi di luce di Michele Duchi, azienda leader nazionale del settore video, si occuperà delle animazioni 3D, che verranno proiettate nella grotta dei Cordari rendendola scenografia dell’evento e di tutta l’illuminazione artistica dei luoghi di rappresentazione. Un’azienda internazionale che ha curato eventi dalla portata mondiale come l’apertura delle Olimpiadi di Torino del 2016, il Ferrari world di Abu Dhabi o, ancora, videomapping di Eurofestival a Baku, Cayan tower a Dubai ma anche grandi proiezioni all’Arena di Verona, a palazzo Ducale a Venezia: tutti eventi che hanno esaltato i luoghi in cui sono stati organizzati mostrandone i lati nascosti e regalando nuova magia.

Tre attori e una danzatrice completano il cast artistico: Francesca Ferro, Nadia De Luca, Mario Opinato, Rosario Marco Amato, Rosario Minardi e Giampaolo Romania. Artemide, associata ai luoghi di culto della dea lungo il fiume e al suo epiteto di “Alfeia”.

LA PRODUZIONE

“Il mito di Aretusa” è una produzione Momento srl in collaborazione con il Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, villa del Tellaro e Akrai. Per la prima volta, saranno aperti al pubblico nuovi suggestivi scorci del parco di Neapolis che si arricchisce così di nuova magia e bellezza.

INFO UTILI: botteghino e prenotazioni

Dal 17 luglio al 28 agosto
tutti i giorni dalle 20:30 alle 22:30
5 spettacoli ogni sera: orari di inizio spettacoli 20:30; 21:00; 21:30; 22:00; 22:30
I biglietti sono acquistabili:
-
presso la biglietteria dell’Area Monumentale della Neapolis tutti giorni dalle 8:30 e fino a 30 minuti prima di ogni spettacolo, in alternativa online consultando il sito aditusculture.com
- La vendita dei biglietti online è consentita fino a 1 ora prima dell’inizio dello spettacolo. Acquistando il biglietto per una visita all’Area monumentale della Neapolis e/o al Museo Paolo Orsi si ha diritto al biglietto ridotto per lo spettacolo nello stesso giorno.