giovedì 5 novembre 2015

Al museo Salinas i più antichi antenati di boccali da birra e stoviglie Ikea



Si potrebbe definire il più antenato dei boccali da cui sorseggiare la schiumosa bevanda. Sì, perché il “bicchiere campaniforme” esposto al museo Salinas di Palermo era, secondo gli archeologi, usato per gustare una birra primordiale.
E’ questa una delle curiosità in esposizione tra le vetrine del museo archeologico regionale siciliano chiuso per restauro ma aperto con iniziative varie fortemente volute dalla direttrice Francesca Spatafora. Tra queste, la mostra dal titolo “Nutrire la città” allestita in occasione dell’Esposizione universale di Milano dedicata al cibo. Un evento che ha narrato attraverso gli oggetti più antichi della Sicilia, quali fossero le abitudini a tavola dei più antichi abitanti dell’Isola. Ma anche una maniera per scoprire modus vivendi che hanno lasciato tracce nella modernità.
Tra i reperti esposti tra le sale aperte del Salinas, vi è appunto questa sorta di boccale che risale alle ultime fasi dell’età Eneolitica (2000-1800 a.C.) quando si diffuse nel territorio nord-occidentale della Sicilia la cosiddetta cultura del “bicchiere campaniforme” che prende il nome dal bicchiere a forma di campana rovesciata, con il collo stretto e la base allargata il cui uso non è del tutto certo. 
<Tra le ipotesi sulla funzionalità di questa strana tipologia di bicchiere – dice la direttrice Francesca Spatafora - vi è quella che lo associa alla diffusione di bevande particolari: forse sul fondo largo di questo contenitore si lasciavano depositare le scorie della fermentazione dei cereali che, lasciati in acqua per un po’ di tempo, producono una specie di birra più o meno alcolica. L’antenata della nostra bevanda, dunque>.
Un’altra ipotesi spiega la sua presenza sulle tavole siciliane dell’antichità come elemento simbolico di uno status particolare e che, quindi, questo bicchiere fosse utilizzato tra individui di rango elevato. Una coppa per i più abbienti, dunque. <In ogni caso l’arrivo del bicchiere è legato a popolazioni che giunsero dall’Europa sud-occidentale, probabilmente dalla penisola iberica, portando novità antropologiche e culturali in una società in via di cambiamento: si andava infatti progressivamente passando dalla società neolitica di tipo agro-pastorale piuttosto appiattita, a quella più articolata e differenziata dell’Età dei metalli>. Il bicchiere in mostra proviene dalla grotta della collina di Chiaristella presso Villafrati, nel territorio di Palermo, e si data tra l’Eneolitico finale e la prima Età del Bronzo.
In attesa dell'inaugurazione nella sua veste rinnovata, prevista a fine anno, il Salinas non ha mai chiuso le porte ai visitatori ma ha sempre inventato eventi, incontri e, appunto, mostre che hanno dato la possibilità di conoscere anche molti dei pezzi custoditi nei magazzini del museo di Palermo.
Tra le curiosità in esposizione anche alcune particolari ciotole usate da un’èlite siciliana dell’antichità. <Frugando tra le immondizie di palazzo Chiaromonte (Steri) conservate al Museo Salinas – dice la direttrice - abbiamo trovato una trentina di contenitori che facevano parte dei servizi da tavola usati dagli abitanti del palazzo nella prima metà del Trecento. Non erano oggetti di lusso, anzi si tratta di stoviglie piuttosto comuni e utilizzate anche nelle case degli abitanti meno facoltosi di Palermo e dell’area del Palermitano. Hanno tutte la stessa forma adatta a contenere cibo per una persona, hanno la superficie interna impermeabilizzata con una “vetrina” al piombo trasparente e lievemente colorata di verde e sono decorate con tre spirali verdi o brune>. 

Erano realizzate a Palermo, tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del XIV, da artigiani che imitavano prodotti campani decorati con quattro spirali. Mentre le ceramiche a 4 spirali campane furono prodotte per un ampio mercato mediterraneo: si trovano per esempio a Pisa, Genova, Roma, ma anche in Tunisia e anche in molti siti siciliani come Palermo, Brucato, Monte Iato, Segesta, Marsala, Trapani, Marettimo, Cefalà Diana, Sciacca e altri ancora, quelle a tre spirali di Palermo ebbero una circolazione ridotta, ma erano ugualmente belle come dimostrano i rinvenimenti dello Steri.
<Tutte queste ciotole dello Steri – dice la direttrice Francesca Spatafora - inoltre danno un’idea di quante persone vivessero e mangiassero al palazzo; non solo i signori Chiaromonte ma anche tutti coloro che erano al loro seguito: famiglie, uomini armati, persone incaricate di sovrintendere alla casa, amministratori, cuochi, servi, serve. E’ il respiro quotidiano della vita del palazzo che si può ancora ascoltare frugando tra le immondizie>.
Isabella di bartolo (riproduzione riservata)

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