La provincia si
riapproprierà presto di uno dei suoi tesori incompresi. Ultimo mese di lavori,
infatti, per il gioiello dell’antica Leontinoi: il Museo archeologico regionale
della città lentinese protagonista dal 2014 di una grande operazione di
restyling curata dalla Soprintendenza ai beni culturali di Siracusa.
Ammonta a 2 milioni e mezzo di euro la somma a disposizione dall’ente aretuseo per ridare lustro e nuova sicurezza alla struttura museale di Lentini. «Entro la fine dell’anno - dice la soprintendente Rosalba Panvini - l’intervento strutturale sarà concluso. Poi occorreranno gli ultimi mesi per definire il nuovo allestimento e, a Pasqua, contiamo di inaugurare il Museo e restituirlo a Lentini, alla provincia e alla Sicilia tutta che si riapproprierà di un pezzo del suo fulgido passato».
La notizia giunge al termine di un sopralluogo eseguito dalla soprintendente Panvini insieme con la dirigente dell’unità operativa Beni archeologici, Mariella Musumeci, che sta seguendo i lavori di riqualificazione del museo. Con loro anche i tecnici Salvo Longo, responsabile unico del procedimento, e Carlo Staffile, direttore dei lavori.
«Il Museo archeologico sarà restituito alla fruizione nella sua veste rinnovata - prosegue la soprintendente - nel segno di una nuova sicurezza. L’intero allestimento è stato rinnovato e anche la parte più nascosta della struttura espositiva è protagonista di attenzioni peculiari: i depositi del Museo di Lentini, infatti, sono stati ordinati secondo criteri nuovi e migliorativi».
Ammonta a 2 milioni e mezzo di euro la somma a disposizione dall’ente aretuseo per ridare lustro e nuova sicurezza alla struttura museale di Lentini. «Entro la fine dell’anno - dice la soprintendente Rosalba Panvini - l’intervento strutturale sarà concluso. Poi occorreranno gli ultimi mesi per definire il nuovo allestimento e, a Pasqua, contiamo di inaugurare il Museo e restituirlo a Lentini, alla provincia e alla Sicilia tutta che si riapproprierà di un pezzo del suo fulgido passato».
La notizia giunge al termine di un sopralluogo eseguito dalla soprintendente Panvini insieme con la dirigente dell’unità operativa Beni archeologici, Mariella Musumeci, che sta seguendo i lavori di riqualificazione del museo. Con loro anche i tecnici Salvo Longo, responsabile unico del procedimento, e Carlo Staffile, direttore dei lavori.
«Il Museo archeologico sarà restituito alla fruizione nella sua veste rinnovata - prosegue la soprintendente - nel segno di una nuova sicurezza. L’intero allestimento è stato rinnovato e anche la parte più nascosta della struttura espositiva è protagonista di attenzioni peculiari: i depositi del Museo di Lentini, infatti, sono stati ordinati secondo criteri nuovi e migliorativi».
Il Museo archeologico lentinese nacque attorno a un primo nucleo proveniente dall’antico Museo civico. La struttura regionale è ospitata in una sede risalente agli anni Cinquanta che si trova in via del Museo. La maggiorparte dei suoi preziosi reperti proviene dagli scavi effettuati negli anni Cinquanta nella valle San Mauro, che custodisce i resti di un complesso delle fortificazioni e di una necropoli, e sul colle della Metapiccola dove si trova un insediamento dell’età del Ferro e un abitato arcaico. Notevoli per quantità e qualità i materiali provenienti da collezioni private: la più importante delle quali è la collezione Santapaola. Fra i reperti provenienti dalle indagini curate negli anni più recenti dalla Soprintendenza di Siracusa nel territorio e nel sito urbano della città odierna, rivestono particolare interesse i materiali dai santuari extraurbani di Scala Portazza e Alaimo.
La sede del Museo era in origine destinata ad ospitare una scuola e venne acquisita dalla Soprintendenza alle antichità per la Sicilia orientale, per consentire la creazione di un museo destinato ad illustrare le prime grandi scoperte nel sito dell’antica Leontinoi.
Il museo illustra appunto la grande storia della città antica e del suo territorio, a partire dalla preistoria fino all’età medievale. Ripercorre le fasi della vita della colonia fondata dai calcidesi nel 729 a. C. sul lembo di territorio abitato da popolazioni indigene. Leontinoi si estendeva sulla sommità di due alture parallele e attraversate da una vallata, affacciate sulla fertile piana di Catania e collegate al mare attraverso il fiume S. Leonardo. Una cinta muraria racchiudeva la città correndo lungo il ciglio dei colli ed includendo anche la vallata, alle cui estremità erano situate due poderose porte a tenaglia. Di queste ultime, quella meridionale è stata integralmente messa in luce insieme alle poche tracce delle aree sacre urbane (sulla sommità dei colli), di un santuario extraurbano (in pianura in contrada Alaimo) e di parte delle necropoli che si estendevano ad arco a nord ed a sud della città.
E proprio per proseguire lungo la strada della conoscenza dell’antica colonia e della storia di Leontinoi, dopo alcuni anni di attesa, la Soprintendenza di Siracusa ha firmato la convenzione con l’Università di Catania per proseguire gli scavi nell’area archeologica di colle San Mauro. Qui sono impegnati da anni gli studenti della Scuola di specializzazione in Archeologia diretti da Massimo Frasca, docente di Archeologia della Magna Grecia e direttore della Scuola che ha sede in via Landolina a Siracusa. L’impegno profuso dall’Università in quest’opera di ricerca è stato apprezzato dalla soprintendente Rosalba Panvini che ha voluto proseguire lungo un percorso di conoscenza scientifica avviato dal prof. Frasca e dai giovani archeologi. La Scuola di specializzazione è l’unica della Sicilia e tramanda una tradizione culturale elevata vantando collaborazioni di levatura internazionale.
«Sono convinta che l’apporto delle Università presenti nel territorio - dice Rosalba Panvini, che è anche docente di Museologia all’Ateneo di Catania - sia fondamentale per lo studio e la ricerca del patrimonio culturale. In particolare, sono sempre favorevole al coinvolgimento dei giovani in queste attività perché è questa la maniera più corretta di far conoscere, e dunque amare, i nostri tesori».
(Articolo di Isabella Di Bartolo pubblicato su La Sicilia)
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