Una piazza Navona catanese. E’ la nuova ipotesi degli studiosi davanti ai resti di quello che appare come uno stadio di epoca latina, proprio come quello costruito dall’imperatore Domiziano a Roma e divenuto oggi tra le piazze più note al mondo. Da secoli, si tenta di ricostruire il rapporto tra la Catania moderna e il suo più antico passato e proprio sulle orme di alcune ricerche, il professor Dario Palermo, archeologo tra i più noti esperti internazionali di cultura dell’Egeo e docente dell’Università etnea, ha scoperto un monumento destinato agli spettacoli che si nasconde tra le strade e la case di un rione popolare di Catania. “Nel XVI secolo – spiega Palermo - il medico ed erudito catanese Lorenzo Bolano, descrivendo i monumenti della città in un’opera andata perduta, ricordava la presenza di due grandiosi edifici destinati agli spettacoli: un ippodromo e una naumachia, vicini e visibili ai suoi tempi davanti alla porta delle Decime, lungo la cosiddetta via Occidentale”. Un luogo destinato alle corse dei cavalli, dunque, e un altro dedicato alle ricostruzioni di battaglie navali in bacini artificiali. Ma che fine hanno fatto questi edifici di età romana? Secondo la ricostruzione degli archeologici, i resti della porta delle Decime, nella cinta medievale di Catania a poca distanza da Castello Ursino e che era detta così perché vi si riscuotevano i dazi, sono ancora ben visibili accanto alla chiesa di San Giuseppe al Transito, in piazza Maravigna, proprio all’inizio della attuale via Naumachia il cui tracciato ripercorre quello iniziale della via Occidentale, importante asse di collegamento verso la piana etnea. L’intera area, con le sue rovine antiche, venne sommersa dall’eruzione lavica del 1669 ma, come ha scoperto Edoardo Tortorici, docente di Urbanistica romana all’Ateneo di Catania, l’ippodromo doveva trovarsi a 300 metri a ovest dal Castello Ursino. Nessuna traccia, invece, del secondo edificio da spettacolo: la Naumachia appunto; fino alle intuizioni di Palermo e del suo allievo Iorga Prato davanti alle immagini satellitari di Google maps che fotografano l’area. “Si notano tracce di un grande edificio rettangolare, orientato in senso est-ovest con il lato breve occidentale conformato a semicerchio nella classica forma dell’edificio da spettacolo antico – spiega Palermo -. Il fatto che l’andamento dell’arena del monumento sia perfettamente parallelo all’attuale via Naumachia, lascia pensare che la denominazione della via non sia affatto casuale”. Una scoperta delicata vista la mancanza di resti archeologici e l’assenza di tracce nella cartografia antica della città ma sostenuta da nuove osservazioni poiché ci si accorge che in mezzo alle casupole settecentesche, di nessun valore architettonico, che costituiscono la fronte meridionale della via Naumachia, vi sono strutture architettoniche che stridono con il contesto modesto di case popolari attorno ai cortili. “Piccole abitazioni di singolare bellezza di fattura e pregio – prosegue Palermo -realizzate in pietra lavica, che non sono mai state riconosciute come antiche perché hanno la forma tipica delle “cantunere”, ovvero cantoniere elementi che segnano i quattro angoli dell’edificio, di cui la Catania settecentesca è ricchissima. A ciò si aggiunge un altro elemento di grande interesse che testimonia il riutilizzo dell’area in età medievale: nella facciata occidentale del passaggio che da via Naumachia conduce al cortile Fuochisti, si nota un bell’arco settecentesco in pietra lavica con mascherone, che poggia sul piano moderno, comparso di recente a seguito del crollo di un tramezzo, con un bel portale ad arco perfettamente conservato in pietra lavica,che doveva poggiare ad una quota sensibilmente inferiore a quella del piano moderno, di almeno un metro, indicandone così una messa in opera prima dell’eruzione del 1669”. Tutto questo svela la presenza di un grande edificio da spettacolo posto parallelamente all’attuale via Naumachia circondato a nord da un muro con portici ad arcate sovrapposte, che coincide con l’attuale lato meridionale della strada moderna; e con un’arena che doveva iniziare a una decina di metri di distanza. Secondo la ricostruzione, la scomparsa di questo edificio dovette iniziare nel Medioevo quando vennero costruite le mura della città e si decise di distruggerlo per impedire che venisse usato come comoda via la scalata alle mura.
Gli archeologi non si sbilanciano sull’identificazione di questo grandioso monumento destinato agli spettacoli come una Naumachia per battaglie navali su esempio di Roma e della sua piazza Navona a cui i catanesi volevano ispirarsi per il desiderio di esaltare le loro virtù belliche e marinaresche. Come spiega un’altra archeologa, Francesca Trapani, potrebbe trattarsi di un piccolo stadio di circa 200 metri di lunghezza e 135 di larghezza. “Dimensioni che si addicono bene a una città di provincia quale era Catania – dice Dario Palermo –. L’edificio potrebbe essere del II secolo dopo Cristo durante un periodo di rinascimento cittadino che vide protagonista la città etnea.