lunedì 9 marzo 2020

Neapolis, viaggio oltre il Teatro greco


Denon diceva, restando ammaliato dal panorama a cui assisteva dal colle Temenite, che il Teatro Greco offrisse lo spettacolo più bello e pittoresco che avesse mai visto. Ed è così: il gioiello del Parco archeologico della Neapolis, resta la meta per antonomasia di appassionati e turisti. 

Cuore del parco così chiamato dal nome che i Greci diedero all’ultimo dei cinque quartieri della Pentapoli, appunto detto “la nuova città”, il Teatro Greco è il tesoro del Parco che ospita i monumenti più importanti della Siracusa classica. Visitarlo significa immergersi in un viaggio che giunge sino alle origini più antiche della città, e che si snoda attraverso le testimonianze architettoniche più rappresentative della città greca e romana. Costruito nel V secolo a.C. e rimaneggiato in epoca romana, il Teatro Greco fece da cornice alle opere di Epicarmo ed Eschilo. Sulle sue pietre dorate sedettero Platone, il tiranno Dionisio e grandi personaggi della Storia; mentre attori illustri continuano a calcarne la scena durante le Rappresentazioni classiche. Splendido nella sua magnificenza lapidea dorata, quello di Siracusa è il più grande edificio teatrale antico della Sicilia ed uno dei maggiori dell’intero mondo greco. 

Ma non è solo il monumento della Neapolis ad ammaliare. Il viaggio alla scoperta delle meraviglie della Neapolis è con Pietro Piazza, archeologo e guida turistica d'eccezione. 

Fuori dal recinto del Parco archeologico vi è poi un teatro arcaico scavato nella roccia con cavea rettilinea che è chiamato, appunto, Teatro lineare, e poi il Santuario di Apollo Temenite. 
"Le piogge della scorsa primavera hanno portato alla luce tracce di opus signinum - dice l'archeologo - nell'area demaniale attorno a casina Cuti che venne indagata tra gli anni '80 e i primi anni '90. Questa è una zona ancora da studiare che custodisce resti della storia della Neapolis". 

Mentre ad est si trova la zona detta Necropoli Grotticelle, con le sue numerose tombe scavate nella roccia, tra cui quella tradizionalmente indicata come Tomba di Archimede, che è in realtà un colombario di età romana.

Il Teatro greco è attorniato da altri luoghi affascinanti: la Chiesa di San Nicolò dei Cordari (XI secolo a.C.); l’Anfiteatro Romano (II-IV secolo d.c.) con la sua arena circondata dai resti della cavea, datato alla prima età Imperiale; l’ Ara di Ierone (III secolo a.c.) e l’Orecchio di Dionisio, nome che fu dato all’anfratto dal pittore Caravaggio durante la sua visita al sito nel 1608 quando, secondo la leggenda, l’artista rimase senza fiato ad ammirare la maestosa cavità.



E ancora un’insenatura suggestiva che sovrasta il Teatro greco. Gli antichi la chiamavano “grotta del Ninfeo” perché lì la leggenda vuole che le Ninfe facessero il bagno immerse. Oggi resta intatta l’ampia grotticella artificiale scavata nella roccia del Temenite, con un soffitto a volta, al cui centro si trova una grande vasca rettangolare: il bagno, appunto, delle Ninfe. La grotta è una sorta di fontana che riceve un ramo dell'antico acquedotto greco della Neapolis, che alimenta la piccola cascata d’acqua. Un luogo magico, decorato da quattro nicchie che furono poi trasformate in sepolcri. 
La chiamano la via dei Sepolcri con i pinakes, come evidenzia Piazza. La parte adiacente, poi, è detta "Museion": la sede ufficiale della corporazione degli attori. Qui si trovano rilievi votivi e dipinti relativi al culto dei defunti “eroizzati”, molto frequenti nella Siracusa antica di età ellenistica.

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