Dedali
di pietra corrono sotto la città moderna. Città sotterranee, cimiteri e luoghi
di rifugio del corpo e dell’anima cristiana. Sono le catacombe: percorsi nelle
viscere della terra che rendono Siracusa seconda solo a Roma per la loro
estensione sotterranea. Il capoluogo aretuseo vanta un patrimonio unico al
mondo, intatto e seppellito dai secoli, che ricostruisce la storia di Siracusa
ma non solo; ricostruisce la vita quotidiana di un popolo attraverso il culto
dei morti. Grandi e piccoli cimiteri si alternano
sotto strade e piazze moderne e rappresentano luoghi culturali da riscoprire in
un viaggio a ritroso nella storia del cristianesimo sin dalle origini. Le più
maestose sono le catacombe di San Giovanni, aperte al pubblico, dove trovò
rifugio San Paolo e qui predicò il Vangelo. Risalgono al IV d.C. e furono
manomesse nei secoli da quanti cercavano ori e tesori dei Santi e conservano le
tracce di un acquedotto greco da cui venne ricavata la galleria principale che
conduce alle cinque tombe dei martiri: Eusebio, Adelfia, Antiochia, sette
Vergini e Anonima. A questo grandioso complesso si affiancano quelli di Santa
Lucia e di Vigna Cassia: le prime, del III d.C., racchiudono un oratorio
decorato da pitture bizantine di grande bellezza e un sacello con i Quaranta
martiri; le catacombe di Vigna Cassia, aperte solo su prenotazione in alcuni
momenti dell’anno, prendono il nome dal proprietario della vigna che sovrastava
i monumenti quando vennero rinvenuti, conservano tracce di antichi affreschi e
sono collegate al complesso di S. Maria di Gesù.
“Le catacombe di Siracusa hanno avuto un ruolo non indifferente
nelle dinamiche di trasformazione degli spazi della città e delle loro
destinazioni funzionali, nei mutamenti di costume e di mentalità in età
tardoantica – dice Mariarita Sgarlata, docente di Archeologia cristiana
all’Università di Catania - Le catacombe, intese come luogo plurale per il
seppellimento di tutti, rappresentano una vera rivoluzione sociale. A Siracusa
l’evoluzione progressiva di una mentalità si coglie nei principali contesti
funerari, comunitari e privati, del quartiere di Acradina e non si può fare a
meno di affiancare le testimonianze fornite dagli ipogei dei Cappuccini, Vigna San
Giuliano e di Vigna Cassia con quelle riferibili alla catacomba di San Giovanni”.
Una volta esaurita la loro funzione funeraria, questi luoghi diventano poli di
aggregazione: aree destinate alla preghiera e alla vita comunitaria, basiliche
sotterranee, basiliche sul sopraterra e monasteri. “Tutto ciò avviene in un arco
di tempo straordinariamente lungo che ci consente di guardare alla storia
nell’ottica della lunga durata e intrecciarne la trama con la genesi e lo
sviluppo del culto dei santi. Solo la cripta di San Marciano e la catacomba di
Santa Lucia hanno accolto le sepolture e sono collegati al culto dei due santi
– dice la docente Sgarlata - Un’altra storia è quella raccontata dalla
catacomba di San Giovanni che, a partire dalla Pace della Chiesa (313), diventa
il luogo di seppellimento preferito da un’élite cristianizzata che tradisce la
matrice comunitaria dei progetti originari delle catacombe per una nuova
concezione privatistica dello spazio funerario. Mai come nella catacomba di San
Giovanni emerge l’abilità tecnica dei fossori siracusani, una manodopera abituata
da secoli a lavorare in cava (lo rivelano le suggestive latomie della città,
che avevano fornito secoli prima il materiale per la costruzione dei templi e
altri edifici) e adesso convertita allo scavo dei cimiteri della Chiesa. E’
nelle soluzione architettoniche quindi che Siracusa cristiana sotterranea tiene
il passo alla Roma cristiana e a volte la supera, mentre pittura, scultura e
epigrafia monumentale non reggono spesso il confronto con le testimonianze
romane”.
Le
catacombe di Siracusa nascondono ancora tesori d’arte e significati culturali e
storici: per questo gli archeologi sono impegnati in ricognizioni e scavi sotto
la tutela della Commissione pontificia di Archeologia sacra a cui questi
complessi monumentali fanno capo. Dal 2004, una taskforce
di esperti sono all’opera per progettare di interventi di tutela e
consolidamento della catacomba che si snoda sotto piazza Santa Lucia, nel cuore
del rione della Borgata dove avvenne il martirio della Patrona di Siracusa.
Qui, nel 2006, venne aperta al pubblico una sezione della catacomba e, dal 2011,
sono in corso campagne di scavo promosse dalla Pontificia Commissione di
Archeologia sacra, in collaborazione con l'Università di Catania e con l’Arcadia
University. Lo scavo nelle tombe ha restituito lucerne, monete,
tessuti e altro materiale che consentono di ricostruire gli usi funerari e
tutte le altre informazioni relative, ad esempio, all’alimentazione e alla
durata media della vita in età antica. Qui il passato s’intreccia al futuro:
nella cripta VI è stato utilizzato un 3D scanner per realizzare una visita
virtuale interattiva degli ambienti e ricostruire gli arredi di queste città
sotterranee che hanno ancora molto da raccontare.
Isabella
di bartolo
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