lunedì 30 marzo 2020

Siracusa, il piccolo grande Teatro comunale di Ortigia


Fu «I pagliacci» di Leoncavallo l’ultima opera rappresentata sul palcoscenico del Teatro Massimo di via Roma. 
Era il 1956, e l’edificio di Ortigia era il fulcro della mondanità aretusea. Sceso quell’ultimo sipario, il Teatro ha ospitato per qualche tempo, fino agli inizi degli anni 60, pranzi e feste di battesimi, cresime e matrimoni dei siracusani, per poi cadere nell’oblio fino alla riapertura dei nostri giorni.


Il Teatro comunale di via Roma è un piccolo capolavoro di architettura e di bellezza sociale, perchè rappresenta il cuore della vita siracusana e la voglia di vita dei secoli scorsi. Visitarlo significa immergersi nel passato. 

 
La storia
Le cronache cittadine raccontano che nel 1700 i siracusani erano soliti organizzare spettacoli teatrali nel salone del palazzo Comunale, in occasione delle festività e dei festeggiamenti in onore di Santa Lucia. Fu poi nel 1740 che il conte Cesare Gaetani, principe dell’Accademia degli Aretusei,ottenne in concessione dal Senato il salone municipale per destinarlo a una filodrammatica. Occorrerà attendere il 1872 per l’avvio dei lavori di costruzione dell’edificio teatrale di via Roma, che furono affidati all’ingegnere militare Antonio Breda il 24 febbraio di quell’anno. Per erigerlo si abbatterono la chiesa e il monastero dell’Annunziata, insieme al palazzo del principe della Cattolica. Costo iniziale dell’opera: 154 mila lire, e cinque anni di tempo per realizzarla.
Dopo lunghe polemiche, tra cui un acceso dibattito a mezzo stampa sulla cattiva costruzione delle opere del Teatro, la prosecuzione dei lavori venne affidata all’architetto Giuseppe Damiani D’Almeyda che aveva firmato la costruzione del Politeama di Palermo.
Sobrio ed elegante, di rigida ispirazione neoclassica (l’ingegnere Damiani D’Almeyda disse che «la bellezza non consiste nel lusso dei fregi»), il Teatro Massimo fu inaugurato nella primavera del 1897 con la «Gioconda» di Ponchielli e il «Faust» di Gounod. La sua breve vita durò 59 anni e, nei fatti, la sua costruzione non venne mai ultimata.
Ai giorni nostri, dopo lunghe vicende e restauri, la riapertura del monumento. 


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