Non
solo templi greci. Il Parco da 1.300 ettari che racchiude le meraviglie
dell’antica Akragas sperimenta lo zoo archeologico. Caprette, conigli e api –
rigorosamente appartenenti a specie protette – sono coccolati tra i resti
templari insigniti del riconoscimento Unesco.
Un
progetto avviato con entusiasmo e curiosità dall’ente parco di Agrigento che
mira non solo alla tutela degli animali che un tempo popolavano questo lembo
della Sicilia, ma anche alla riscoperta dei prodotti ad essi legati. <Si
tratta di un esperimento che ci ha già reso felici – dice il direttore del
Parco di Agrigento, Giuseppe Parello – perché poche settimane fa, nel recinto
delle caprette, sono nati due piccoli tra la gioia dei bambini che si trovavano
in visita tra i templi e la curiosità dei tanti turisti e di tutti i
collaboratori del Parco. Abbiamo voluto fortemente iniziare quest’avventura che
è appena cominciata>.
Oltre
alle caprette Girgentane, all’interno della vasta area archeologica e
naturalistica insignita dell’Unesco, si trovano anche coniglietti selvatici.
<Questi animali sono liberi di saltellare all’interno della riserva del
Parco – dice il direttore – poiché si tratta di un’oasi protetta dove, dunque,
possono vivere in un ambiente sicuro e piacevole. I turisti, quando li scorgono
tra i resti antichi del Parco, ne sono entusiasti e questo certamente
arricchisce il valore stesso della Valle dei Templi che non è solo un luogo di
cultura tra le meravigliose vestigia del passato ma anche dove poter
passeggiare tra la natura e gli animali>. Nei terreni del Parco
archeologico, infatti, ci sono anche mandorleti, vigneti, uliveti; si coltivano
piante di mirto, carrubbo e pistacchio.
Ed
è qui che la direzione del Parco ha voluto ricreare l’habitat adatto per far
vivere l’ape nera Sicula, a rischio estinzione. <Stiamo cercando di
ripopolare la zona attraverso l’introduzione di alcune arnie – dice Parello –
Queste api, nel corso del tempo, sono state soppiantate da altre specie più
produttive; il nostro intento è quello di salvarle e riportare nelle terre
dell’antica Akragas anche la fauna autoctona. Il progetto di reinserimento
dell’ape nera Sicula è partito lo scorso anno e sta funzionando, sebbene si
tratti di un processo abbastanza lungo che adesso vedrà il coinvolgimento di
allevatori privati>. Le arnie sono una decina e si trovano nell’area di San
Marco, accanto a un agrumeto che si trova nei pressi dell’Ipogeo Giacatello. Le
api producono dunque il profumato miele di zagara che, in futuro, l’ente parco
vorrebbe vendere come accade già con altre produzioni come l’olio di oliva e il
vino. Il Parco archeologico, infatti, firma la produzione di alcune eccellenze
con il marchio Diodoros. <I nostri prodotti vengono venduti nello shop
all’interno del Parco – dice Parello – ma anche in negozi convenzionati. Il
nostro marchio è depositato della Valle dei templi e concesso anche a privati
che utilizzano disciplinari di produzione da noi controllati>. Un business
made in Akragas da cui l’ente parco ricava vantaggi economici che contribuiscono
al suo bilancio autonomo. Il Parco è infatti l’unico della Sicilia ad
autogestirsi applicando così la legge 20 del 2000 che istituisce queste
strutture.
<Il
nostro miele è buonissimo – dice Parello – e abbiamo un progetto ambizioso:
vorremmo produrre il miele dai fiori di mandorla. Pur sapendo che è un processo
delicato e difficile, anche perché la durata dell’infioritura dei mandorli è
molto breve, vogliamo provarci perché sarebbe un’eccellenza unica. Il fiore del
mandorlo della valle dei Templi e il suo miele prodotto dall’ape nera Sicula
significherebbe essere riusciti a riappropriarci delle radici del nostro
passato e del nostro territorio>.
Oggi
i turisti, su richiesta, possono anche visitare il luogo che racchiude le arnie
così come il recinto delle caprette Girgentane. Anche queste a rischio
estinzione, sono presenti nel Parco archeologico attraverso un accordo con un’associazione
dedita alla salvaguardia della capra e con il presidio Slow food. Ammirare il
paesaggio della Valle dei templi con le caprette che ne brucano l’erba
significa fare un tuffo nel passato, come ricorda il direttore Parello
accennando all’iconografia legata ai Templi e al paesaggio bucolico. <Lo
scopo è quello di salvaguardare la specie – dice l’architetto - e promuovere la
produzione legata alla capra Girgentana: formaggi di grande qualità da un latte
pregiatissimo. Oggi abbiamo 4 caprette e 2 piccoli all’interno del recinto che si
trova vicino al tempio della Concordia, lungo la via Sacra, indicato da un pannello
esplicativo che racconta il progetto, la peculiarità della razza e la sua
evoluzione. Ma soprattutto affascina i bambini che qui giocano, scoprono
l’archeologia e si entusiasmano con i nostri laboratori didattici a loro
dedicati>. Domenica, infatti, come ogni mese, porte aperte alle famiglie con
iniziative che coniugano il gioco alla conoscenza del passato.
Isabella
di bartolo (riproduzione riservata)
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