Una città greca nascosta nella zona industriale. Succede nel Siracusano e precisamente a due passi da Augusta dove si trovano i resti di Megara Hyblaea, la polis che ancora oggi racconta il suo passato e la vita dei suoi abitanti.
Al museo “Paolo Orsi” di Siracusa è di scena la mostra Lo regno della morta gente. La necropoli meridionale di Megara Hyblaea.
L’esposizione vuole essere una nuova occasione per illustrare la lunga collaborazione tra la
missione archeologica francese a Megara Hyblaea e il Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di
Siracusa. Si tratta di un'eccezionale opportunità per presentare i reperti provenienti dagli scavi della
necropoli meridionale di Megara Hyblaea, custoditi presso il Museo e di cui solo una piccola parte
era stata finora esposta. Essa prova a rintracciare sia alcuni aspetti della vita e della morte degli
antichi Greci di questa famosa città siciliana, sia il lavoro dell’archeologo che li ha studiati.
Il sito di Megara Hyblaea, 20 km a Nord di Siracusa, fu occupato dai Greci a partire della seconda
metà dell’VIII secolo a.C. Meno di tre secoli dopo, all’inizio del V secolo a.C., la città fu presa da
Gelone, tiranno di Siracusa, che trasferì i suoi abitanti. Gli sfollati ritornarono successivamente
occupando l’area della vecchia agorà ma era la fine politica di una città greca cresciuta in parallelo
a Siracusa fino a contrastarla e destinata ad essere abbandonata.
Tale destino ha fatto la fortuna degli archeologi che fin dai tempi di Paolo Orsi alla fine
dell’Ottocento hanno avuto la possibilità di indagare su un sito privo di sovrapposizioni di epoca
moderna. Nel 1949, Luigi Bernabò Brea, Soprintendente alle Antichità per la Sicilia Orientale,
affidò la ricerca all’École française de Rome. Georges Vallet e François Villard, e in seguito i loro
collaboratori e successori, hanno portato avanti le indagini sulla città e le necropoli fino ad oggi.
Dopo la scoperta fortuita nel 1940 del famoso kouros di Sombrotidas, esposto in mostra,
l’attenzione si spostò sulla necropoli meridionale della città, minacciata dallo sviluppo della zona
industriale. Gli interventi di emergenza condotti dalla Soprintendenza archeologica per la Sicilia
orientale e l’École française de Rome in particolare negli anni 1970-1974, permisero lo scavo e lo
studio di circa 700 tombe.
La mostra, divisa in sette sezioni illustra i risultati di indagini attente a tutti gli aspetti connessi al
seppellimento in età greco arcaica: oggetti personali, vasellame, monili, esposti per la prima volta,
raccontano ai visitatori un segmento della vita degli abitanti della polis greca di Megara Hyblaea. Il
catalogo ammirevolmente edito contestualmente all’inaugurazione dell’esposizione, è un
approfondimento dei temi affrontati nel percorso espositivo.
“Grazie a questa esposizione – afferma Antonio Mamo, direttore del Parco Archeologico di
Siracusa - sarà possibile comprendere le varie tipologie di sepolture, la funzione degli oggetti
deposti, il trattamento funerario riservato ai bambini della colonia megarese, grazie ad uno studio
completo di quanto il tempo ha risparmiato. Una collaborazione, quella con l’equipe dell’École
française de Rome, rinsaldata grazie a questo lavoro scientifico che di certo otterrà il favore sia
degli studiosi di settore che del grande pubblico”.
La mostra è curata da Reine Marie Bérard, ricercatrice presso il Centre Nationale de la Recherche
Scientifique e da Anita Crispino, funzionario archeologo del Parco.
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