martedì 15 dicembre 2015

Trafugati e salvati, 100 tesori in mostra a Siracusa

Cento reperti trafugati tornano alla luce per la seconda volta. Cento oggetti strappati dai tombaroli dalla Guardia di finanza in oltre 50 anni di attività a difesa del patrimonio. Si intitola “La luce dell’onestà” la mostra-evento inaugurata ieri mattina nella sala Caravaggio della Soprintendenza di piazza Duomo dopo un momento di confronto tra le autorità religiose, civili e militari della provincia nella sala San Zosimo dell’Arcivescovado.
 


«Si restituiscono alla società i beni che traducono quanto di più bello la nobiltà del sentire umano riesca a compiere attraverso l’arte - ha detto monsignor Salvatore Pappalardo, arcivescovo della città - e ben venga questo durante la festa di Santa Lucia, festa della luce appunto». La mostra, fortemente voluta dalla soprintendente Rosalba Panvini insieme con il comandante provinciale della Guardia di finanza, Antonino Spampinato, è stata inserita tra gli eventi a corredo del Giubileo della misericordia dalla chiesa aretusea. E, per questo, sposata con entusiasmo anche dalla deputazione della cappella di S. Lucia guidata dall’avvocato Pucci Piccione. «Si suggella oggi un momento di intensa devozione - ha commentato - tra arte e religiosità».
A presentare l’evento nel corso di una conferenza coordinata dal giornalista Alessandro Ricupero, erano i rappresentanti dell’iniziativa a simboleggiare la sinergia tra le istituzioni. Il generale Ignazio Gibilaro, comandante regionale delle fiamme gialle, si è soffermato sull’importanza dell’evento inusuale in Sicilia. «Il Paese ha bisogno di segnali e questa mostra, con quel che rappresenta ne è certamente uno - ha detto il generale della Guardia di finanza -. E’ un messaggio di luce rivolto soprattutto ai giovani, coinvolti in questa iniziativa. Ed è un messaggio alla società per far comprendere come le istituzioni non siano malate o inefficaci: tutt’altro. Grazie al lavoro, silenzioso e costante, e alla sinergia, le istituzioni esprimono valori morali e sociali fondamentali».
E di valori ha parlato anche il prefetto Armando Gradone. «In questi 3 anni di mio impegno a Siracusa - ha detto - ho potuto constatare la voglia di partecipazione della comunità e di stringersi attorno alle istituzioni. In questo momento così delicato e difficile, occorre affermare con forza il desiderio di legalità. Questa mostra ne è un segno e ne svela la luce ma anche il profumo dell’onestà».



Sul ruolo della scuola, coinvolta nel progetto della Soprintendenza, si è soffermato il sindaco Giancarlo Garozzo. Mentre il capo di gabinetto dell’assessorato regionale ai Beni culturali, Mario Candora, ha evidenziato l’importanza di un nuovo codice etico nella pubblica amministrazione.
«Un momento altamente simbolico e culturale - ha detto il procuratore della Repubblica, Francesco Paolo Giordano -: la tutela dei beni culturali assume anche un valore sociale di grande rilevanza. Fondamentale il lavoro delle istituzioni giudiziarie con quello delle pubbliche amministrazioni perché la prevenzione non è efficace senza la repressione».
A illustrare la mostra, il suo valore e i reperti esposti nella sala Caravaggio fino al 17 gennaio, è stata la soprintendente Rosalba Panvini. «La Soprintendenza deve svolgere un ruolo culturale come il procuratore Giordano ha esortato a fare - ha detto l’archeologa e docente accademica - e questo evento, che è il quarto in questi miei primi 3 mesi di lavoro a Siracusa, va proprio in questa direzione, pur nella consapevolezza che il mio impegno sia anche tra le pratiche burocratiche. La mostra nasce da un incontro istituzionale tra me e il comandante Spampinato e dalla volontà di promuovere un evento in occasione dei festeggiamenti luciani, da qui la mia scelta di aprire i magazzini della Soprintendenza dove giacevano 480 reperti sequestrati dalle fiamme gialle dal 1963 a oggi. Oggetti bellissimi ma negati alla fruizione che, grazie all’impegno degli esperti della Soprintendenza, sono tornati per la seconda volta alla luce». Un lavoro profuso dalla soprintendente Panvini con Mariella Musumeci e Rosa Lantieri e, ancora, con le archeologhe Gabriella Ancona, Giuseppina Bruno, Elena Flavia Castagnino, Alessandra Castorina ed Elena Messina. «A questo eccellente lavoro si è aggiunto l’entusiasmo di 4 studentesse universitarie - ha proseguito Rosalba Panvini -: Giuliana Garagozzo, Liliana Elena Maravigna, Francesca Pulvirenti, le quali lavoreranno alla loro tesi di laurea proprio con questi reperti meravigliosi. Sono infatti convinta che il patrimonio sia di tutti e che soprattutto le nuove generazioni debbanono comprenderne il senso e il valore identitario, per questo ho coinvolto l’università e le scuole superiori. Con queste ultime faremo stage a partire da gennaio per insegnare ai ragazzi a disegnare i vasi antichi e a maneggiare, così, l’archeologia e la storia». Per fare questo, la Soprintendenza metterà a disposizione degli studenti i reperti falsi rinvenuti tra quelli sequestrati dalla Guardia di finanza.
Ma c’è di più. La mostra non si concluderà a Siracusa ma sarà itinerante come la soprintendente ha annunciato al termine dell’incontro. «Perché la cultura possa viaggiare e non resti chiusa tra le stanze di un museo o i magazzini di una Soprintendenza».
(di Isabella Di Bartolo, pubblicato sul quotidiano La Sicilia, riproduzione riservata) 

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