lunedì 28 dicembre 2015

Sant'Angelo Muxaro e il regno di Kokalos



L’ultimo museo inaugurato in Sicilia si trova nel cuore dell’Isola, a Sant’Angelo Muxaro, e affonda le sue radici nella mitologia più antica. Narra le gesta del re sicano Kokalos e del suo regno Kokalos dove si rifugiò Dedalo, l’architetto del labirinto del Minotauro, in fuga da Creta e dove trovò la morte il re Minosse come narra Erodoto.

Qui, nella piazza del comune agrigentino, da pochi giorni ha aperto i battenti un piccolo museo ricco di meraviglie e atteso da oltre venti anni che racconta la storia della città Sicana ma anche la passione di Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco e gli altri archeologi che sulla loro scia hanno dedicato impegno per ricostruire, tassello dopo tassello, uno scorcio sconosciuto della vita più antica dell’Isola.
<A Sant’Angelo Muxaro l’ipotesi storica si fonda sul mito che qui individua la reggia di Kokalos – dice l’archeologa Caterina Greco che guida la Soprintendenza di Agrigento -. E’ questo uno dei racconti fondanti dell’archeologia greca in Sicilia e, naturalmente, serve ad adombrare sotto il profilo mitologico una realtà storica che è quella delle relazioni culturali tra la Sicilia meridionale e il regno egeico dall’epoca micenea fino alla fondazione greca. L’archeologia invece svela la localizzazione di siti attivi dalla protostoria al medioevo, in varie zone del circondario di S. Angelo Muxaro, e la testimonianza imponente di due necropoli: una alle pendici del paese e una in località vicina che sono tra le più note “sicane”. Alcune di esse conservano tipologie di tomba ipogeiche la cui forma ogivale con lo scodellino ricorda le grandiosi tholoi micenee. Quelle agrigentine sono però scavate nella roccia>. Di questo si è occupato il docente Francesco Tomasello dell’Ateneo di Catania che ha pubblicato un’ampia documentazione scientifica. 

Il sito di Sant’Angelo Muxaro è importante per i rinvenimenti legati al tesoro d’oro di proprietà del vescovo Lucchesi Palla di cui Houel immortalò le patere (coppe per sacrifici) tra le quali una venne acquistata dal British museum di Londra e che, adesso, si trova in mostra ad Agrigento grazie a un accordo tra Sicilia e Inghilterra. I reperti sono oggetto di un nuovo studio da parte del docente Dario Palermo dell’Università di Catania. <Sant’Angelo Muxaro venne riscoperto da Orsi negli anni Venti che qui lavorò con un giovane Zanotti Bianco – prosegue Caterina Greco – recuperando alcuni reperti preziosi come due anelli oggi al museo archeologico di Siracusa. I materiali di questo sito sicano sono andati un po’ dispersi anche alla luce dei rinvenimenti casuali di fine dell’Ottocento. Alcuni si trovano alla Pigorini di Roma e altri ancora al museo Salinas di Palermo e, ancora, in collezioni private di cui due sono esposti alcuni oggetti nel nuovo museo tra cui modellino di tempietto della collezione Veneroso di Sciacca>.

Quello che oggi è un paese di 1.500 abitanti era un tempo una città florida che ebbe un ruolo importante nello scacchiere dei commerci del Mediterraneo alla fine del secondo millennio a.C. E il museo civico di Sant’Angelo Muxaro ha un valore profondamente simbolico: intende riscoprire e trasmettere alle nuove generazioni il passato più antico della Sicilia, nell’età mitica dei Lestrigoni e dei Sicani di cui parla Tucidide. <Il museo nasce grazie alla sinergia tra la Soprintendenza e l’amministrazione comunale – dice Caterina Greco – su un progetto della fine degli anni Novanta. Il Comune acquisì allora l’ultimo palazzetto storico della piazza per destinarlo al museo ed è stato inaugurato in occasione del ritorno degli ori dal British museum di Londra che ha collaborato all’evento credendo nella validità scientifica della “mission” siciliana che integrava l’intento del British museum di favorire le ri-contestualizzazioni dei reperti con i territori di provenienza. Il museo è piccolo ma molto bello e connotato da apparati innovativi oltre che da spazi destinati alla ricerca che non può essere interrotta perché il sito è ancora da scoprire e studiare>. In mostra ceramiche, monili e armi in bronzo rinvenuti durante gli scavi del 2006 e 2007 curati dalla Soprintendenza che si affiancano a quelli esposti nel museo-gioiello di Agrigento diretto da Gabriella Costantini. In mostra anche ricostruzioni e filmati secondo un progetto firmato da Nuccia Gullì prendendo le mosse da un’idea di De Miro.
Il museo espone i tesori custoditi, per anni, nei magazzini della Soprintendenza che raccontano la grandezza di questa città di eco mitica e rappresenta un segno di rinnovamento e speranza che parte dal centro della Sicilia nel segno della più grande cultura. 

Oggi il museo può essere visitato gratuitamente tutti i giorni dalle 9 alle 18 grazie alla convenzione tra Soprintendenza e Comune. Dal 6 gennaio sarà compito delle istituzioni far sì che il sipario sulla Sicilia più antica resti ben alzato.
Isabella di bartolo (pubblicato sul quotidiano La Sicilia)
Fotografie di Michele Termine

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