L’ultimo
museo inaugurato in Sicilia si trova nel cuore dell’Isola, a Sant’Angelo
Muxaro, e affonda le sue radici nella mitologia più antica. Narra le gesta del
re sicano Kokalos e del suo regno Kokalos dove si rifugiò Dedalo, l’architetto
del labirinto del Minotauro, in fuga da Creta e dove trovò la morte il re
Minosse come narra Erodoto.
Qui,
nella piazza del comune agrigentino, da pochi giorni ha aperto i battenti un
piccolo museo ricco di meraviglie e atteso da oltre venti anni che racconta la
storia della città Sicana ma anche la passione di Paolo Orsi, Umberto Zanotti
Bianco e gli altri archeologi che sulla loro scia hanno dedicato impegno per
ricostruire, tassello dopo tassello, uno scorcio sconosciuto della vita più
antica dell’Isola.
<A
Sant’Angelo Muxaro l’ipotesi storica si fonda sul mito che qui individua la
reggia di Kokalos – dice l’archeologa Caterina Greco che guida la
Soprintendenza di Agrigento -. E’ questo uno dei racconti fondanti dell’archeologia
greca in Sicilia e, naturalmente, serve ad adombrare sotto il profilo
mitologico una realtà storica che è quella delle relazioni culturali tra la
Sicilia meridionale e il regno egeico dall’epoca micenea fino alla fondazione
greca. L’archeologia invece svela la localizzazione di siti attivi dalla
protostoria al medioevo, in varie zone del circondario di S. Angelo Muxaro, e
la testimonianza imponente di due necropoli: una alle pendici del paese e una
in località vicina che sono tra le più note “sicane”. Alcune di esse conservano
tipologie di tomba ipogeiche la cui forma ogivale con lo scodellino ricorda le
grandiosi tholoi micenee. Quelle agrigentine sono però scavate nella
roccia>. Di questo si è occupato il docente Francesco Tomasello dell’Ateneo
di Catania che ha pubblicato un’ampia documentazione scientifica.
Il
sito di Sant’Angelo Muxaro è importante per i rinvenimenti legati al tesoro
d’oro di proprietà del vescovo Lucchesi Palla di cui Houel immortalò le patere
(coppe per sacrifici) tra le quali una venne acquistata dal British museum di
Londra e che, adesso, si trova in mostra ad Agrigento grazie a un accordo tra
Sicilia e Inghilterra. I reperti sono oggetto di un nuovo studio da parte del
docente Dario Palermo dell’Università di Catania. <Sant’Angelo Muxaro venne
riscoperto da Orsi negli anni Venti che qui lavorò con un giovane Zanotti
Bianco – prosegue Caterina Greco – recuperando alcuni reperti preziosi come due
anelli oggi al museo archeologico di Siracusa. I materiali di questo sito
sicano sono andati un po’ dispersi anche alla luce dei rinvenimenti casuali di fine
dell’Ottocento. Alcuni si trovano alla Pigorini di Roma e altri ancora al museo
Salinas di Palermo e, ancora, in collezioni private di cui due sono esposti
alcuni oggetti nel nuovo museo tra cui modellino di tempietto della collezione
Veneroso di Sciacca>.
Quello
che oggi è un paese di 1.500 abitanti era un tempo una città florida che ebbe
un ruolo importante nello scacchiere dei commerci del Mediterraneo alla fine
del secondo millennio a.C. E il museo civico di Sant’Angelo Muxaro ha un valore
profondamente simbolico: intende riscoprire e trasmettere alle nuove
generazioni il passato più antico della Sicilia, nell’età mitica dei Lestrigoni
e dei Sicani di cui parla Tucidide. <Il museo nasce grazie alla sinergia tra
la Soprintendenza e l’amministrazione comunale – dice Caterina Greco – su un
progetto della fine degli anni Novanta. Il Comune acquisì allora l’ultimo palazzetto
storico della piazza per destinarlo al museo ed è stato inaugurato in occasione
del ritorno degli ori dal British museum di Londra che ha collaborato
all’evento credendo nella validità scientifica della “mission” siciliana che
integrava l’intento del British museum di favorire le ri-contestualizzazioni
dei reperti con i territori di provenienza. Il museo è piccolo ma molto bello e
connotato da apparati innovativi oltre che da spazi destinati alla ricerca che
non può essere interrotta perché il sito è ancora da scoprire e studiare>.
In mostra ceramiche, monili e armi in bronzo rinvenuti durante gli scavi del 2006
e 2007 curati dalla Soprintendenza che si affiancano a quelli esposti nel
museo-gioiello di Agrigento diretto da Gabriella Costantini. In mostra anche
ricostruzioni e filmati secondo un progetto firmato da Nuccia Gullì prendendo
le mosse da un’idea di De Miro.
Il
museo espone i tesori custoditi, per anni, nei magazzini della Soprintendenza
che raccontano la grandezza di questa città di eco mitica e rappresenta un
segno di rinnovamento e speranza che parte dal centro della Sicilia nel segno
della più grande cultura.
Oggi
il museo può essere visitato gratuitamente tutti i giorni dalle 9 alle 18
grazie alla convenzione tra Soprintendenza e Comune. Dal 6 gennaio sarà compito
delle istituzioni far sì che il sipario sulla Sicilia più antica resti ben
alzato.
Isabella
di bartolo (pubblicato sul quotidiano La Sicilia)
Fotografie di Michele Termine
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