“Capitello greco” rinvenuto a Gela:
eccezionale ritrovamento o cantonata?
«Eccezionale ritrovamento di un
capitello ionico di grandi dimensioni all’interno di un pozzo circolare
nell’area urbana di Gela. Il capitello, realizzato in pietra arenaria, è stato
rinvenuto in via Sabello durante i lavori di scavo per la posa di cavi
elettrici condotto sotto la sorveglianza archeologica della soprintendenza dei
Beni culturali di Caltanissetta.» Breve estratto
dalla pagina facebook dell’assessore regionale dei Beni Culturali e
dell’Identità Siciliana Alberto Samonà (09.07.2020).
Dunque, entusiasti del peculiare ritrovamento
l’assessore regionale Samonà, la soprintendente nissena Daniela Vullo e le
archeologhe che hanno diretto e condotto l’operazione, Carla Guzzone e Marina
Congiu.
Che dire? Forse si potrebbe dire
“l’amore è cieco”. Insomma: a parere di chi scrive non si tratta di un “capitello
greco” ma di un mediocre manufatto, risalente probabilmente al secolo scorso: il
modulo e la plastica si discostano nettamente dai modelli greci (vedi foto
allegata di un autentico capitello ionico custodito presso il Museo
Archeologico di Gela). E inoltre, non si
tratta di un capitello ma un semicapitello.
Dunque, si è presa una cantonata?
Molto probabilmente. E d’altronde, non è la prima volta che ciò accade. Vedi la
recente vicenda del gruppo bronzeo della Biga di Morgantina o quella, meno
recente, delle false teste di Modigliani.
Prof. Leandro Janni – Presidente di
Italia Nostra Sicilia e storico dell’arte
I dubbi, in realtà, c'erano stati subito. Sin da quando la notizia sul ritrovamento era stata ufficializzata e tra gli archeologi che avevano sollevato perplessità ci sono stati Dario Palermo e Flavia Zisa.
Il primo, docente all'Università di Catania, ha evidenziato immediatamente come dalle immagini fotografiche non sembrasse un reperto di età arcaica e nemmeno un capitello, bensì un semi-capitello. Flavia Zisa, docente alla Kore di Enna, ha subito espresso la sua convinzione che fosse moderno, dei primi dei Novecento, e che fosse una mensola.
Si attendono adesso gli studi da parte degli esperti per chiarire di quale reperto si tratti, evidenziando come - ancora una volta - la cultura riesca a mettere in moto un dibattito fruttuoso che è alla base della società e da cui tutti imparano qualcosa. Lettori in primis.
I dubbi, in realtà, c'erano stati subito. Sin da quando la notizia sul ritrovamento era stata ufficializzata e tra gli archeologi che avevano sollevato perplessità ci sono stati Dario Palermo e Flavia Zisa.
Il primo, docente all'Università di Catania, ha evidenziato immediatamente come dalle immagini fotografiche non sembrasse un reperto di età arcaica e nemmeno un capitello, bensì un semi-capitello. Flavia Zisa, docente alla Kore di Enna, ha subito espresso la sua convinzione che fosse moderno, dei primi dei Novecento, e che fosse una mensola.
Si attendono adesso gli studi da parte degli esperti per chiarire di quale reperto si tratti, evidenziando come - ancora una volta - la cultura riesca a mettere in moto un dibattito fruttuoso che è alla base della società e da cui tutti imparano qualcosa. Lettori in primis.
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GELA,
RITROVATO UN CAPITELLO IONICO DI GRANDI DIMENSIONI
Eccezionale ritrovamento di un capitello
ionico di grandi dimensioni all'interno di un pozzo circolare nell'area urbana
di Gela. Il capitello, realizzato in pietra arenaria, è stato rinvenuto in via Sabello
durante i lavori di scavo per la posa di cavi elettrici condotto sotto la
sorveglianza archeologica della Soprintendenza dei Beni Culturali di
Caltanissetta.
"Ancora una volta gli scavi in ambito
urbano a Gela restituiscono frammenti di storia
di uno dei più importanti insediamenti greci del Mediterraneo, dichiara
l'Assessore dei Beni Culturali e dell'identità Siciliana, Alberto Samonà. E'
proprio il caso di dire che in Sicilia ogni pietra racconta una terra generosa
e ricca di testimonianze antiche. Dovremmo apprezzare ancora di più la nostra
storia e testimoniarne con orgoglio l'appartenenza. Sono molto grato - dichiara
l'assessore Samonà - alla Soprintendenza per lo scrupoloso lavoro di vigilanza
e invito i siciliani, e non solo loro, a visitare maggiormente i musei e i
parchi archeologici che sono miniere di testimonianze, anche approfittando
delle prime domeniche del mese in cui i luoghi della cultura della Sicilia
resteranno aperti al pubblico gratuitamente per favorire la valorizzazione e la
conoscenza del patrimonio dei beni culturali regionale".
Il
capitello è uno straordinario esemplare in stile ionico delle dimensioni di 60
cm di lunghezza per 51 di profondità e 34 di altezza, decorato sul versante
frontale dalla caratteristica coppia di volute contrapposte, legate tra loro da
un cordoncino ricurvo a rilievo. Due cordoncini alla base del capitello segnano
il raccordo con la sottostante colonna verosimilmente caratterizzata da
scanalature verticali che è attualmente in fase di estrazione dal suolo. Il
ritrovamento è stato rilevato grazie alla presenza di un archeologo che il
Codice degli Appalti impone quando si effettuano opere di interesse pubblico.
Durante i
giorni scorsi nella stessa cavità sono state rinvenute sette grandi lastre in
pietra arenaria dello spessore medio di 25 cm e dimensioni approssimativamente
comprese tra 40 e 105 cm di lunghezza per una profondità compresa fra i 30 e 40
cm.
Per il decoro e l'accuratezza degli elementi architettonici impiegati potrebbe trattarsi di un edificio pubblico.
Per il decoro e l'accuratezza degli elementi architettonici impiegati potrebbe trattarsi di un edificio pubblico.
La
Soprintendente Daniela Vullo evidenzia che "il ritrovamento è eccezionale
sia per l'integrità dei manufatti lapidei che per la presenza dell'ordine
ionico nel capitello vista la rarità degli esemplari documentati in ambito
gelese e cioè gli unici due rinvenuti negli anni '50 all'interno di una
cisterna nell'area dell'Acropoli oggip custoditi presso il locale Museo
Archeologico regionale".
Lo scavo è
stato diretto dall'archeologa incaricata da E-Distribuzione Marina Congiu che
ha operato con la supervisione della direttrice della Sezione Archeologica
della Soprintendenza di Caltanissetta, Carla Guzzone.
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