mercoledì 8 marzo 2017

Tour nella Siracusa nascosta tra tombe greche negli spartitraffico e terme bizantine in cantina



Non solo Teatro Greco e Orecchio di Dioniso. Siracusa vanta decine e decine di tesori poco conosciuti eppure di grande bellezza e suggestione. Luoghi che meritano una visita per scoprire la città nascosta, la provincia che non ti aspetti. 
Dal Castello Eurialo al Ginnasio Romano, dal parco archeologico di Eloro, in territorio netino, ai Santoni di Palazzolo Acreide. E ancora, Megara Hyblaea e i suoi isolati antichi che le hanno valso l’appellativo di "Pompei aretusea", sino alle imponenti mura dell’antica Leontinoi.
Tesori nascosti sono soprattutto nel cuore del capoluogo dove può accadere che tombe di epoca greca facciano capolino fra le aiuole spartitraffico di viale Santa Panagia o si intravedono lungo viale Necropoli Grotticelle, ai bordi della strada, che dà appunto il nome a un suggestivo sito a ridosso del parco della Neapolis. E ancora, "mute città dei morti" sono quelle che l'archeologo Paolo Orsi mise in luce, e fece recingere, durante la costruzione dell’ospedale Umberto I e in quella del Santuario della Madonna delle Lacrime, negli anni ’60 ancora ben visibili passeggiandovi accanto.


Tra i palazzi moderni, si trovano anche le strade antiche. Ne è un esempio anche quella dentro il parco urbano di piazzale Marconi: un viale lastricato di epoca romana tra i tavolini di un caffè all'aperto e le panchine della villa comunale. Nei suoi pressi, colonne di granito screziato e resti dell’agorà della Siracusa imperiale fanno capolino nel cuore del parco urbano dei Villini. 
Fuori dalle visite turistiche anche le mura Dionigiane: un’opera grandiosa di ingegneria militare costruita dal tiranno Gelone in pochi anni e lunga 27 chilometri. Visibile tra le sterpaglie di via Epipoli e tra quelle di via Scala Greca, le mura dovrebbero far parte di un parco archeologico proposto dall'Unesco, ancora in fieri. Oltre alle imponenti mura, nella parte nord di Siracusa si trova, come accennato, il Castello di Eurialo: una fortezza imponente che, secondo alcune interpretazioni, prende il nome dalla sua peculiare forma. Euryalos, in greco, vuol dire “chiodo”. E la grande opera militare voluta dal tiranno Dionisio ha appunto una forma a testa di chiodo.
Nella parte opposta della città, poco fuori il centro urbano, a due passi dalla fonte del fiume Ciane, troneggiano i resti del tempio dorico di Zeus. Di questo grandioso edificio templare restano due colonne visibili percorrendo la via Elorina, oltre a porzioni delle sue fondazioni. Da questo sito si ammira un panorama mozzafiato di Ortigia e del suo porto. Degni di nota anche i resti del Ginnasio romano, così chiamato da Schubring nel 1856 ma che in realtà è un santuario dedicato ai culti orientali dai siracusani di età romana.

Siracusa conserva anche i resti del primo tempio costruito interamente in pietra di tutto l’Occidente greco: è quello di Apollo, all’ingresso di Ortigia, di cui si possono ammirare le colonne doriche e parte della trabeazione. L’edificio custodisce anche la firma del suo architetto, raro caso in epoca greca: su uno dei gradini di accesso al tempio è incisa un’iscrizione con cui si dedica l’edificio al culto del dio Apollo e si tramanda il nome dell’architetto Cleomenes.
Aree archeologiche in mezzo ai palazzi moderni in via dei Mergulensi e via XX Settembre, in Ortigia, e ancora i resti dell’Arsenale greco, quelli delle terme bizantine (detto anche Bagno di Dafne) che si trovano in via Riviera Dioniso il Grande.
E poi l’ipogeo di viale Teocrito, la tomba di Archimede, il canale Galermi, i bagni ellenistici di via Agati e l’area archeologica di Demetra e Kore a ridosso del Santuario delle Lacrime.
Isabella di bartolo

mercoledì 1 marzo 2017

Da Luxor a Siracusa, in mostra i sarcofagi della tomba di famiglia scoperta a Deir el Bahari



Si annuncia come uno degli eventi culturali più importanti dell'anno per la Sicilia e fiore all'occhiello delle manifestazioni per i 2.750 anni della fondazione di Siracusa. Si tratta della mostra “La porta dei sacerdoti, i sarcofagi di Deir el-Bahari. Esposizione e restauro in pubblico”, un tesoro di reperti dell'antico Egitto che giunge dai Musei reali d'arte e di storia di Bruxelles e che resterà in città, alla Galleria civica Montevergini, per otto mesi, dal 25 febbraio al 7 novembre. Per la sua inaugurazione è stata annunciata la presenza dell'ambasciatore belga in Italia, Patrick Vercauteren Drubbel.
            


 L'evento è il frutto di una collaborazione tra Comune, Musei reali e Istituto europeo del restauro e ha due particolarità che la rendono unica nel suo genere. La prima è che in Sicilia non sono mai stati esposti dei sarcofagi e una mummia egiziani; la seconda è che i visitatori potranno anche scoprire come si svolge un delicato intervento di diagnostica e restauro degli antichissimi reperti, operazioni che avverranno all'interno di un laboratorio mobile in cristallo lungo 16 metri (Expositive laboratory module) chiamato “Europa”.



In mostra 10 sarcofagi rinvenuti a Deir el Bahari: il complesso di templi funerari egizi sulla riva del Nilo, di fronte alla città di Luxor. Un’area archeologica vittima di un attentato terroristico avvenuto il 17 novembre del 1997 quando sei assalitori, travestiti da membri della sicurezza, uccisero uomini e donne tra i turisti.
Il patrimonio archeologico è di proprietà del Belgio e giungerà a Siracusa grazie all’accordo culturale siglato dal Comune aretuseo con i “Musei reali del Belgio” e con l’Istituto europeo di restauro che ha curato le delicate operazioni di recupero dei manufatti egizi al Castello di Ischia, dove i reperti si trovavano sotto le cure degli esperti. Si tratta di un tesoro scoperto nel 1891 a nord del tempio di Hatshepsut, a Deir el –Bahari; qui venne alla luce una grandiosa tomba di famiglia, perfettamente intatta, che custodiva al suo interno i sarcofagi dei sacerdoti di Amon e delle loro famiglie: 153 tombe, la maggiorparte doppia, con “tavole per mummie” che ricoprivano il corpo del defunto. Oltre ai sarcofagi vennero ritrovati oggetti funerari, statue di Osiride e una miriade di suppellettili che accompagnavano il viaggio dei defunti nell’aldilà. Ma la tomba di Deir el Bahari venne svuotata senza provvedere a una mappatura documentata, rendendo tutt’oggi il lavoro di analisi e comprensione particolarmente arduo e spingendo il Museo egizio del Cairo, di fronte all’arrivo di numerosissimi reperti, a offrirne alcuni a diversi Stati tra i quali il Belgio che dal 1894 ampliò con 10 preziosi sarcofagi i “MuséesRoyaux d’Art et d’Histoire”, detto anche Museo del Cinquantenario, la più grande istituzione scientifica federale belga.






            Per realizzare la mostra, lo scorso anno l'assessore alle Politiche culturali, Francesco Italia, sottoscrisse un accordo con la direttrice del museo, Alexandra De Poorter, e con il presidente dell'Istituto europeo del restauro, Teodoro Auricchio.
            “Un'operazione complessa – spiega l'assessore Italia – per un'iniziativa che resterà nella storia della città. A Montevergini già si lavora per adeguare gli spazi alle esigenze dell'esposizione e per rendere agevole la fruizione sia dei reperti che del laboratorio. La mostra è una parte della ricca collezione egizia del museo belga. In Italia è stata vista solo a Ischia, tra il 2015 e il 2016, e in quell'occasione fu insignita di una medaglia della Presidenza della Repubblica; inoltre il laboratorio mobile ha ottenuto in Belgio il Visit Brussels Award 2015. Dunque, un evento che si inserisce perfettamente, per caratteristiche e per qualità, nel programma dedicato ai 2.750 anni della città. Una mostra pienamente esperenziale e coinvolgente per il pubblico e che, per tale ragione, è destinata a lasciare il segno”.