Non solo
Teatro Greco e Orecchio di Dioniso. Siracusa vanta decine e decine di tesori poco conosciuti eppure di grande bellezza e suggestione. Luoghi che meritano una visita per scoprire la città nascosta, la provincia che non ti aspetti.
Dal Castello
Eurialo al Ginnasio Romano, dal parco archeologico di Eloro, in territorio
netino, ai Santoni di Palazzolo Acreide. E ancora, Megara Hyblaea e i suoi
isolati antichi che le hanno valso l’appellativo di "Pompei aretusea",
sino alle imponenti mura dell’antica Leontinoi.
Tesori
nascosti sono soprattutto nel cuore del capoluogo dove può accadere che tombe
di epoca greca facciano capolino fra le aiuole spartitraffico di viale Santa
Panagia o si intravedono lungo viale Necropoli Grotticelle, ai bordi della
strada, che dà appunto il nome a un suggestivo sito a ridosso del parco della
Neapolis. E ancora, "mute città dei morti" sono quelle che l'archeologo Paolo Orsi
mise in luce, e fece recingere, durante la costruzione dell’ospedale Umberto I
e in quella del Santuario della Madonna delle Lacrime, negli anni ’60 ancora ben visibili passeggiandovi accanto.
Tra i palazzi
moderni, si trovano anche le strade antiche. Ne è un esempio anche quella
dentro il parco urbano di piazzale Marconi: un viale lastricato di epoca
romana tra i tavolini di un caffè all'aperto e le panchine della villa comunale. Nei suoi pressi, colonne di granito screziato e resti dell’agorà della
Siracusa imperiale fanno capolino nel cuore del parco urbano dei Villini.
Fuori dalle
visite turistiche anche le mura Dionigiane: un’opera grandiosa di ingegneria
militare costruita dal tiranno Gelone in pochi anni e lunga 27 chilometri.
Visibile tra le sterpaglie di via Epipoli e tra quelle di via Scala Greca, le
mura dovrebbero far parte di un parco archeologico proposto dall'Unesco,
ancora in fieri. Oltre alle imponenti mura, nella parte nord di Siracusa si
trova, come accennato, il Castello di Eurialo: una fortezza imponente che,
secondo alcune interpretazioni, prende il nome dalla sua peculiare forma.
Euryalos, in greco, vuol dire “chiodo”. E la grande opera militare voluta dal
tiranno Dionisio ha appunto una forma a testa di chiodo.
Nella parte
opposta della città, poco fuori il centro urbano, a due passi dalla fonte del
fiume Ciane, troneggiano i resti del tempio dorico di Zeus. Di questo grandioso
edificio templare restano due colonne visibili percorrendo la via Elorina, oltre a
porzioni delle sue fondazioni. Da questo sito si ammira un panorama mozzafiato
di Ortigia e del suo porto. Degni di nota anche i resti del Ginnasio romano, così
chiamato da Schubring nel 1856 ma che in realtà è un santuario dedicato ai
culti orientali dai siracusani di età romana.
Siracusa
conserva anche i resti del primo tempio costruito interamente in pietra di
tutto l’Occidente greco: è quello di Apollo, all’ingresso di Ortigia, di cui si
possono ammirare le colonne doriche e parte della trabeazione. L’edificio
custodisce anche la firma del suo architetto, raro caso in epoca greca: su uno
dei gradini di accesso al tempio è incisa un’iscrizione con cui si dedica
l’edificio al culto del dio Apollo e si tramanda il nome dell’architetto
Cleomenes.
Aree
archeologiche in mezzo ai palazzi moderni in via dei Mergulensi e via XX
Settembre, in Ortigia, e ancora i resti dell’Arsenale greco, quelli delle terme
bizantine (detto anche Bagno di Dafne) che si trovano in via Riviera Dioniso il
Grande.
E poi l’ipogeo
di viale Teocrito, la tomba di Archimede, il canale Galermi, i bagni
ellenistici di via Agati e l’area archeologica di Demetra e Kore a ridosso del
Santuario delle Lacrime.
Isabella di
bartolo
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