Serge Latouche è un gigante
del pensiero moderno. La sua presenza a Ragusa non poteva non attrarre i
tantissimi che hanno letto i suoi libri o anche soltanto sentito
parlare della cosiddetta “decrescita felice” che è il filone di pensiero del quale il filoso francese è iniziatore.
Con il filosofo ed economista parigino nella sala Ideal di Piazza Libertà anche Rosario Lo Bello, parroco della San Paolo Apostolo di
Siracusa, prete quarantenne che ha da anni intrapreso serie e seguito
battaglie ecologiste nella sensibilissima area del siracusano, che vuol
dire Augusta e Melilli, le raffinerie e tutto quanto ne deriva.
La serata, organizzata e introdotta da Calogero Rizzuto, il Soprintendente di
Ragusa, è servita a capire come non ci si può più chiedere se il
cambiamento climatico e la distorta politica economica tipica del
capitalismo spinto siano causa di chissà quali disastri. Si tratta invece di
capire quali e quanti disastri, ritenuti inevitabili, saranno prossimi e
certamente nel corso del secolo, posto che gli esperti prevedono un
aumento minimo della temperatura media globale di almeno due gradi (altri, ancora più preoccupati, arrivano ad ipotizzare un tre o quattro gradi di aumento).
“Noi cristiani abbiamo a
modello il Vangelo – ha spiegato Don Lo Bello – dove è contenuta la
visione che Cristo aveva del Creato e della idea di
vita terrestre che gli uomini e le donne dovrebbero, se si dicono
cristiani, condurre. Non solo – aggiunge il parroco aretuseo – noi donne
e uomini appartenenti alla chiesa cattolica abbiamo da qualche tempo
anche una apposita enciclica, la “Laudato Si”, che Papa Francesco, primo
pontefice nella storia, ha pubblicato proprio per richiamare tutti gli
uomini, ed i cristiani in particolare, ad un maggiore rispetto per la
natura, per il creato.”
“Da giovane ho lavorato
come economista nel Laos – racconta il professor Latouche – dove
incontrai uomini e donne che vivevano felici di
poco, pochissimo. Sostanzialmente dle riso sufficiente per la vita e con
la incontaminata natura attorno. A noi giovani economisti i maestri
avevano insegnato che per lo sviluppo di una
area apparentemente depressa come quella era necessario, semplicemente,
creare un bisogno per poi provvedere a soddisfarlo ovviamente a fronte di
un compenso, mettendo così in moto la macchina capitalistica, più o
meno raffinata, più o meno evoluta. Adesso – continua l’accademico
francese autore di svariati volumi, molti dei
quali tradotti in italiano – quel metodo, quel modello è stato portato
alla esasperazione, e il mondo tutto è probabilmente già ben oltre il
punto di non ritorno”.
Preoccupante la conclusione di padre Lo Bello: “siamo arrivati al punto che dovendo necessariamente attendere una catastrofe, dobbiamo augurarci di
subirne una seppure grandiosa ma non ancora apocalittica, così da far
capire che tutti, ognuno per la propria parte, che la specie è a rischio
per i nostri stessi comportamenti, non più sopportabili dal pianeta
Thanks For Sharing His Great Post.
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