Proust scriveva che il vero viaggio di scoperta fosse
guardare le cose con occhi nuovi. Accade tutti i giorni osservando, con occhi nuovi
appunto, ciò che ci circonda. Ma se questo è addirittura una meraviglia storica,
allora il viaggio diviene magia. Accade a piazza Minerva, a due passi dal
Duomo, dove basta attraversare una porta incastonata in un muro di eco antica
per immergersi in unaltra epoca.
In un altro millennio. E scoprire, a pochi metri sotto la piazza calpestata -
ogni giorno, tutti i giorni - i resti di un maestoso Tempio che i siracusani greci
decisero di innalzare per rendere omaggio alla dea della caccia: Artemide.
Da qui il nome Artemision. Un tempio di ordine Ionico
come svelano i capitelli delle imponenti colonne, che per la prima volta è
possibile ammirare grazie a visite sotto la guida di esperti ciceroni che
accompagnano turisti e non solo alla scoperta di un luogo sospeso nel tempo. Un
luogo che descrive non solo una porzione di storia sconosciuta della città e
della Sicilia tutta, ma che restituisce un pezzo d'identità millenaria al popolo
moderno. Tutto ebbe inizio un secolo fa quando Paolo Orsi,
archeologo innamorato di Siracusa, si accorse che i sotterranei del seicentesco
Palazzo Vermexio nascondessero resti antichi. E, per l'esattezza, le
fondazioni di un Tempio Ionico datato al VI secolo avanti Cristo.
Un Tempio
greco che troneggiava sull'agorà che è oggi piazza Duomo e Minerva e che sorgeva
parallelo al Tempio di Athena, oggi inglobato nella Cattedrale.
Basta guardare, con occhi nuovi. Fermarsi in un punto
qualsiasi di piazza Minerva e scorgere le colonne doriche nel muro laterale
della Cattedrale e poi voltarsi, di fronte. Si scorgerà una fessura esattamente
in corrispondenza della colonna che la Cattedrale custodisce. E quella fessura
fa parte della struttura pluripremiata che è stata realizzata dall'architetto Vincenzo Latina, sotto la
supervisione del soprintendente emerito di Siracusa, Giuseppe Voza. Una struttura definita a padiglione da cui
si accede, tramite una scala, al tesoro più nascosto della città. Nelle viscere
di Ortigia.
Ammirare questo sito archeologico significa percepire
il connubio tra passato e modernità.
Visitare questi luoghi è un
privilegio per quanti vivono ogni giorno la bellezza di un
territorio ricco d'arte e
storia, e poter scoprire un altro gioiello che ha reso Siracusa la
più grande delle città d'Occidente tanto da
essere decantata da Cicerone e ammirata dai più grandi scrittori e pittori.
Guardare con occhi nuovi la quotidianità offre la
sorprendente meraviglia di poter arricchire la conoscenza della propria città e
rendersi conto, davvero, delle ragioni per cui la commissione Unesco ha deciso
di iscrivere Siracusa nella lista dei beni considerati un patrimonio di tutta l'umanità.
E allora
basta chiudere gli occhi per ritrovarsi nella città greca, sull'acropoli che un
tempo era questo scorcio di Ortigia. E passeggiare tra le rovine che un tempo
furono un edificio templare immenso dove i sacerdoti innalzavano inni agli dei
dell'Olimpo e
dove di siracusani festeggiavano e pregavano.