Chi ha costruito i dolmen a Cava dei
Servi, Cava Lazzaro, Avola? Lo studio di due archeologi siracusani getta un
fascio di luce su un argomento affascinante e poco conosciuto. Nell'antica età
del bronzo, circa 4.200 anni fa, si diffusero in Europa grandi costruzioni ad
uso funerario che in Sicilia si ritrovano in forma più ridotta. Dei loro
costruttori si conosce poco, ma lo studio di due archeologi preistorici, Salvo
Piccolo e Alessandro Bonfanti, è rivolto a dissolvere la nebbia che aleggia sul
popolo che li ha realizzati nella nostra isola. I due studiosi indagano da anni
il contesto antropologico che gravita intorno alle strutture siciliane,
giungendo a evidenti risultati.
“Dolmen,
menhir e cromlech – dice lo studioso, saggista e cultore di documentato di
archeologia Salvo Piccolo – sono monumenti preistorici in pietra diffusi un po'
ovunque. I primi, costituiti da due pilastri e un lastrone orizzontale
sovrapposto, contenevano defunti; i
secondi erano segnacoli funerari, allineati e infissi verticalmente nel terreno
a indicare, probabilmente, la via astrale per l'aldilà (ad esempio i menhir di
Carnac, in Francia). I cromlech, invece, erano costruzioni di forma circolare,
all'interno dei quali si ingenerava un circuito cultuale sollecitato dalle
osservazioni astrali. Com'è facile intuire, si trattava di architetture
elaborate, testimoni di conoscenze astronomiche sorprendenti che ben si
prestavano agli esoterismi religiosi”.
Ma chi erano i costruttori di queste
meravigliose strutture e, soprattutto, com'erano? “Il megalitismo europeo –
risponde Alessandro Bonfanti, esperto di culture nordiche e autore di una
prossima e documentata pubblicazione sull’argomento – ha un'origine remota che accomunava gli
Indoeuropei sparsi per il continente. A
partire dal Mesolitico (8000 a.C.), nel sud della Scandinavia, in Danimarca,
nel Nord della Germania e nella Pomerania polacca si svilupparono diverse
culture che, nel III millennio a.C., originarono l’enigmatico “bicchiere campaniforme”, (vedi foto)
giunto in Sicilia assieme ai più noti dolmen, costruzioni funerarie consone a
una società patriarcale e guerriera volta ai culti celesti e solari, com’era
nella tradizione dei popoli nordici indoeuropei”.
“Queste architetture – continua Piccolo – scartata una matrice ideologica
e spirituale mediterranea, legata più alla terra, si rivolgono al Sole, punto
di riferimento vitale dell’Europa preistorica del nord avvolta nel gelo. Gli
allineamenti dei megaliti non sono casuali, ma determinati attraverso osservazioni
astrali: dal modo in cui venivano disposti era possibile ricavare il punto
esatto dell'astro solare al suo sorgere, le precise cadenze stagionali, il
divario temporale tra anno lunare e quello solare”.
“Un gruppo indoeuropeo costruttore di megaliti – prosegue lo
studioso e documentato Bonfanti –
intorno alla seconda metà del VI millennio a.C. si spinse verso sudest,
stabilendosi con i suoi modelli culturali e religiosi lungo il medio corso del
Danubio. Questa zona diventò centro nevralgico dei commerci dei popoli nordici
(Germania settentrionale, Danimarca) e consentì a gruppi di essi di allargarsi
verso le coste dell'Atlantico e le isole britanniche per impiantarvi nuovi
traffici. Due millenni più tardi un’ondata migratoria di quello stesso ceppo
scese verso sud (Baleari, Sardegna e Sicilia) e incrociò, intorno al 2.600
a.C., la cultura del “bicchiere
campaniforme” proveniente dalle lande nordiche del lato opposto, che si
impose come nuova cultura proto-celtica. Il corredo funerario di questo periodo,
dalla Germania settentrionale a scendere, da una parte, le isole britanniche,
la penisola iberica e la Sicilia dall'altra, è molto simile (dal “brassard”, un
bracciale da polso per arcieri, ai vasi campaniformi e altro). Inaspettatamente
simili sono pure le inumazioni in “ciste litiche”, nonché la costituzione ossea
e la forma cranica degli inumati: ossa appartenenti a persone alte e robuste,
con cranio dolicomorfo (allungato) e area sopra-mastoidea molto accentuata
(caratteristiche rinvenibili nella facies sicana di Castelluccio). Crani di
questo tipo si ritrovano in parecchi
depositi di musei siciliani”. “Era questo – conclude Salvo
Piccolo – il popolo dei dolmen: individui molto alti,
di corporatura nordica, dolicomorfi. In altre parole, Indoeuropei”.
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