La
salute del corpo passa attraverso l’acqua. Significa questo “spa”: salus per
aquam, appunto. E i romani lo sapevano bene tanto da aver perfezionato il
concetto di terme intese come edifici pubblici e luoghi di ritrovo in cui
tutti, nobili e plebei, potevano dedicarsi alla cura del corpo sfruttando le
proprietà del vapore acqueo, del freddo e del caldo.
Per questo
appariva strano agli archeologi che in una città fiorente in età romana come l’Agrigentumsiciliana
non vi fossero tracce di impianti termali. Almeno fino a poche settimane fa
quando davanti agli studiosi impegnati in una campagna di scavo nel quartiere
Ellenistico-romano dell’antica Agrigento, hanno fatto capolino i resti di terme
all’interno di una abitazione. Una spa di quartiere, dunque, secondo le prime
indagini. Perfettamente inserita nell’urbanistica della città.“Tutto è iniziato
con un progetto di scavo destinato a riportare alla luce un contesto
residenziale – dice Maria Concetta Parello, archeologa e capo dello staff tecnico-scientifico
della Valle dei Templi di Agrigento – ma, appena iniziato a lavorare, sono
spuntatii resti di una lunga struttura muraria che ci hanno imposto un cambio
di rotta nell’indagine archeologica: ci appariva chiaro che il muro circondasse
un ambiente ben preciso su cui, dunque, ci siamo concentrati eliminando gli
strati successivi che nei secoli lo avevano manomesso fino a trovare tre vani
di un complesso termale: il primo noto ad Agrigentum”. Una sorpresa
archeologica di grande valenza che colma la vacatio relativa appunto agli
edifici termali nell’ambito di una città a lungo abitata come, appunto,
l’Agrigento romana. Da qui la decisione di cambiare lo scopo dello scavo
archeologico per meglio capire il ritrovamento che ha già restituito materiali
vari attestando come sia stato abitato fino al VII-VIII sec. d.C.
Gli archeologi
hanno chiamato 1, 2 e 3 i vani finora scoperti: tutti realizzati in conci di
tufo ben squadrati, con grande accuratezza tecnica. Un primo è a forma di
rettangolo allungato, con un pavimento in cocciopesto e i resti di una vasca
rotonda probabilmente usata per i bagni con acqua bollente; il vano si innesta
sul secondo ambiente absidato da cui si accedeva al praefurnium: un grande
forno che serviva a produrre aria calda per alimentare un sistema di
riscaldamento sotterraneo inventato in età greca e perfezionato dai romani,
chiamato ipocausto. Questa tecnica consistevanel far circolare l’aria calda
prodotta dal forno all’interno di cavità ricavate con piccoli pilastri nel
pavimento e nelle pareti: un sistema di riscaldamento usato per le terme e le
ville dell’antica Roma. E sono proprio i resti di questi pilastri, chiamati
suspensurae, ad essere stati rinvenuti nell’ultima sala delle terme di
Agrigentum: rialzavano il pavimento creando uno spazio al di sotto del piano
calpestabile che, con il vapore prodotto dal forno, rendeva caldo l’ambiente. Gli
archeologi della Valle dei Templi hanno trovato anche i resti di un altro
praefurnium ma le indagini sono appena partire. “Le dimensioni dei singoli ambienti
– dice Maria Concetta Parello – ci fanno pensare che debba essere un piccolo
complesso termale inserito regolarmente nella maglia urbana di Agrigentum. Un
impianto termale simile a quello ritrovato a Tindari, perfettamente inserito
nell’urbanistica della città; o ancora, nel vicino Nord Africa, simili alle
Terme di Oceano e alle Terme della Regio VIII rinvenute nella città di
Sabratha. Insomma, queste terme erano di quartiere: a servizio di un’importante
area residenziale collocata al centro della città antica e in prossimità di
un’area pubblica. Nulla possiamo dire, ad oggi, circa il momento della sua
costruzione poiché i dati stratigrafici ricavati in questa campagna di scavo si
fermano ai livelli di abbandono e rioccupazione avvenuti dopo l’età romana e
gli obiettivi della nostra ricerca saranno il completamento dello scavo e il
suo studio”. Un altro aspetto su cui si concentreranno gli archeologi della
Valle dei Templi sarà quello dell’approvvigionamento idrico delle terme: si
proverà infatti a riportare alla luce il sistema idrico con cui veniva
assicurata l’acqua all’impianto. E si ricostruirà un pezzo della vita
quotidiana dei siciliani di epoca romana di cui le terme rappresentano un
importante aspetto sociale: erano luoghi di ritrovo, di benessere da cui
prendono le mosse le spa moderne con l’alternanza degli ambienti freddi e caldi
e le vasche profumate da spezie e vini. Luoghi sfarzosi per l’aristocrazia o
semplici per il popolo ma frequentati da tutti. Il viaggio a ritroso nel tempo
è dunque appena cominciato.
Isabella di
bartolo (riproduzione riservata)